sabato 6 dicembre 2014

CHE SCEMO! PENSAVO DI VINCERE LE PARLAMENTARIE.......

Primo. Sono amareggiato come cittadino e sono dispiaciuto come innamorato della politica.Perché capisco che le conseguenze saranno disaffezione maggiore e politiche "anti casta" ( tipo l'errore di cancellare il finanziamento pubblico dei partiti,controllato strettamente ,sia chiaro) che peggioreranno gli effetti senza rimuovere le cause.
Secondo. ma davvero nessuno sapeva nulla ,nessuno aveva intuito nulla,nessuno comprendeva bene?
Alle PARLAMENTARIE -Correntarie  2013 parteciparono, da ciò che finora emerge dalle indiscrezioni giornalistiche degli atti giudiziari e che ovviamente andranno confermate nel processo : un candidato che aveva intascato 1milione e 800 mila e nella vicenda c'é la sparizione del complice e sodale e anche ,da ieri,un collegamento con il "Cecato" a cui si chiede di risolvere il problema. Non sappiamo se l'ha risolto, di fatto il sodale infedele é scomparso del tutto da qualche mese o anno. Questo candidato al parlamento, che non doveva essere candidato anche perché consigliere regionale del Lazio ,ovviamente é arrivato prima di me....
Poi, al momento, ci sono due candidati, un uomo ed una donna che ,intimi di Buzzi hanno ricevuto anche per le PARLAMENTARIE-CORRENTARIE un contributo economico rilevante ( e poi dopo, e forse anche  prima). Sono,anche loro, dopo 5 giorni di iniziative e presentazioni di rilievo, arrivati prima di me.....
Poi ,in attesa del resto, pare che il Buzzi abbia incontrato persone di estrazione un pó diversa dalla sua,ma essendo che i neri li aveva giá nel portafoglio ed i falsi rossi di falsa sinistra ( in realtá una corrente di tipo andreottiano che monopolizza il Pd romano) ha pensato bene di incontrare anche l'unico sbardelliano che non ha mai avuto bisogno di rubare perché ricco di suo: Enrico Gasbarra.
Lui non era candidato alle PARLAMENTARIE-CORRENTARIE, peró ha fatto la sua parte portando gli ex sbardelliani a votare un ex comunista: tutto chiaro,no?

Scusatemi,sono stato davvero scemo a pensare di vincere le PARLAMENTARIE-CORRENTARIE 2013!

Ps i soldi a Di Stefano li avrebbe dati forse, si dice, dicunt, il costruttore Pulcini, quello a cui ho bloccato la piscina per i Mondiali 2009 all'ex SNIA Viscosa
I soldi sui campi rom: le mie denuncie al prefetto Pecoraro nelle audizioni parlavano di soldi spesi male e di nessitâ di fare uscire i rom dai campi...non capivo perché non venivano prese in considerazione le mie proposte non estremistiche ma di buon senso...chissà perché?

domenica 16 novembre 2014

La pazienza non è piú virtú rivoluzionaria. E nemmeno riformista.Sembra

Immersi nella crisi ormai da quasi sei anni senza soluzione di continuitá ci troviamo faccia a faccia con la societá che va in pezzi. La vicenda di quartieri che proprio perché a differenza di quanto si dice in tv e sui media, non sono piú periferia e borgate (il disagio sociale di ripiombare nella necessitá proprio quando si era cominciati ad essere altro ...)e  dunque vivono nella carne viva i conflitti tra poveri che la crisi impone e dispone,allarma perché richiama tempi che credevamo lontani di conflitto sociale disperato,che non vede possibili soluzioni o mediazioni.
Se la politica si riduce a pensare che l'unica offerta rimane quella del populismo e personalismo mediatico,delle parate a favore di telecamera ( tre giorni prima o dopo cambia poco),allora c'è da tremare,considerato anche quale sia l'inquilino principale del Viminale!
La crisi é non piú solo economica ma sociale,e allora diventa criminale cancellare i corpi intermedi della societá proponendo un dialogo diretto con la "ggggente " che rischia di vellicare il bubbone ma mai di rimuoverlo.
Ci sarebbe piú bisogno e non meno, di sindacati partiti ( per bene rinnovati e ben organizzati ,ovvio)e associazionismo e volontariato capace di riannodare i fili di un dialogo sociale, di sciogliere le tensioni,di mettere assieme le fragilitá della societá e non di dargli solo voce affinché urlino la loro disperazione.
Servono scelte economiche serie ( per esempio piani a 5-10 anni almeno,di carattere industriale) ma anche progetti sociali da mettere in campo in cui i pezzi della societá che soffrono trovino elementi di solidarietá e di futuro.
Ma certo é piú faticoso che rilasciare dichiarazioni a raffica e puntare sempre sul prossimo uomo della Provvidenza.
La pazienza,definitivamente,non é piú virtú rivoluzionaria. E nemmeno virtú riformista,a quanto pare.

domenica 2 novembre 2014

La tragedia Cucchi é la tragedia vera di una politica senza valori.Al di lá della sentenza.che é orrenda.

Dal mio umile punto di osservazione,il caso Cucchi é molto semplice. Processi a parte.avendo avuto una certa conoscenza dei meccanismi del carcere per averlo abbastanza frequentato come commissione diritti umani del Senato e come Presidente del Forum della salute in carcere ,la vicenda infatti per me si riassume così :
1 .un ragazzo fragile non dovrebbe entrare in carcere per uso di droga,tanto piú se si tratta di droga "leggera": la legge Fini Giovanardi era sbagliata e difatti la Corte Costutzionale lo ha ricnosciuto. Si dovrebbe tendere alla cura ed al recupero. Insomma si tratta di welfare e di soldi ed organizzazione per realizzarlo.Nel caso specifico Cucchi non avrebbe dovuto essere incarcerato ma curato .
2. Quando vi é un "habeas corpus" lo Stato é responsabile del cittadino privato di libertá,che non perde i suoi diritti fondamentali. Chi picchia un detenuto sporca la divisa e le istituzioni e poiché sono una esigua minoranza vanno messi da parte ( e curati).
3. Una Sanitá in carcere come quella tyuale é una riforma a metá e chi vi lavora lavora cosí male che il rischio di non curare adeguatamente i cittadini privati di libertá é talmente alto che la conseguenza puó essere un certo lassismo che si puó e si deve eliminare.
Dunque  Cucchi non andava incarcerato, doveva essere curato e nessuno avrebbe dovuto alzare un dito su di lui.
Cosa invece é avvenuto lo abbiamo capito tutti. Al di lá e oltre il processo.
Ultima non peregrina osservazione: dal mio partito il Pd e dal Governo della Repubblica ,mi attendo gesti politici seri in questo campo.non si fa politica solo trattando con gli imprenditori e occupandosi solo di economia,altrimenti viene meno il senso della politica tout court. Cosa che francamente al momento non vedo. Punto.

mercoledì 14 maggio 2014

PER COMBATTERE TANGENTOPOLI NON BASTA LA MAGISTRATURA


Vogliamo una volta tanto affrontare il problema politico delle tangenti e delle tangentipoli vecchie e nuove? Intendo,messo da parte il giusto sdegno e l'indignazione vogliamo chiederci davvero da dove deriva il ritorno continuo della corruzione? Dargli una dimensione politica ed affrontarla di petto?
Inizierei col dire che tutto corre molto spesso attorno ai mondiali ( di calcio del 1990,di nuoto 2009 per esempio) oppure alle grandi occasioni come l'expo' 2015 oppure le Olimpiadi ( quando fossero vinte dall'Italia,magari anche in futuro) oppure da vertici internazionali ( G8 per esempio....) oppure dall'uso disinvolto di fondi europei consistenti...etc... Etc...
Notazione: perché per ammodernare le strutture sportive o congressuali di una cittá bisogna aspettare sempre le "grandi occasioni"? Perché per migliorare i trasporti pubblici e privati bisogna sempre aspettare le "grandi occasioni "?
In buona sostanza perché non c'é una cultura della manutenzione ordinaria?
Una programmazione ordinaria della urbanistica? Uno studio continuo e riformatore degli effetti di scelte urbanistiche e sociali? Non dovrebbe essere questo uno dei compiti primari della politica?
Certo,programmare vuol dire fare politica e scelte che non sarai sicuro di vedere realizzate nel tuo mandato ma si puó ridurre tutto a mosse elettoralistiche? E quanto c'entra con questo anche l'elezione diretta di sindaci e Presidenti e la personalizzazione della politica in atto dal 1993 e che rimonta all'idea Craxiana del Presidenzialismo come "grande riforma" e in realtá scorciatoia rispetto alla fatica della costruzione di partiti dove si discuta e si faccia uso formativo della programmazione sociale ?
Se tutto si condiziona al grande Evento ed ai fondi europei da sfruttare allora tutti,nel pubblico e nel privato vorranno realizzare in due anni o giú di lí profitti e vantaggi che solo una programmazione decennale e ventennale puó offrire.
Dentro a questo paradigma sta il paradigma della corruzione, prima delle menti, poi della politica infine della concreta pratica corruttiva.
Se vogliamo parlare di corruzione parliamo del ruolo della politica.
Altrimenti per i reati esiste la magistratura,ma poi non stupiamoci se al prossimo grande Evento scopriremo ancora tangentopoli

mercoledì 23 aprile 2014

MA LA POLITICA SAPREBBE ANDARE OLTRE IL SEGRETO DI STATO


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Ho avuto un dubbio quando mi sono accorto di essere d'accordo con quanto scritto gli da Pierluigi Battista...Poi rileggendo bene ho capito che ero d'accordo sulla conclusione ma per ragioni del tutto opposte.
Innanzitutto voglio dire che tra le tante cose di Matteo Renzi questa é quella che trovo piú in linea con una storia ulivista e con le scelte fatte a suo tempo da Romano Prodi : togliere il Segreto di Stato a distanza di anni significa certificare ad un tempo che una ragione di Stato esiste e dunque che il Governo della cosa pubblica comporta una riservatezza ed una attenzione ai destini della Nazione che va oltre l'amore proprio personale e nello stesso tempo che il tempo consuma anche le condizioni di contesto e rende le cose nuove e le sfide da affrontare diverse nel tempo.
Ma non vi é dubbio che negli anfratti del segreto di Stato non scopriremo cose diverse da quelle che ognuno di noi puó aver "politicamente" inteso.
A differenza di Battista infatti io credo che molte inchieste giornalistiche o Commissioni di inchiesta non siano state inutili e ci hanno permesso di costruire una "lettura" dei fatti ,una morotea "intelligenza" degli avvenimenti, che anche nel caso che in cui la giustizia non sia stata completa ci hanno comunque permesso di "capire".
Mi spiego meglio: non é forse chiaro che Gladio, nata come organismo Nato contro una ipotesi di rovesciamento della democrazia come nei Paesi dell'est del dopoguerra si sia deformata fino a pensare in molti suoi componenti che la situazione golpista tipo "colonnelli" della Grecia sarebbe stata una soluzione possibile per l'Italia e dunque la "strategia della tensione" poteva tornare utile ? Questo non significa che attentati e bombe non abbiano mandanti e colpevoli precisi e anche diversi tra loro ma che qualcuno indagava con pigrizia e "copriva" i responsabili.
Oppure qualcuno ha bisogno di spiegazioni ulteriori quando l'omicidio di Piersanti Mattarella avviene con un killer che agisce in Sicilia a volto scoperto pur essendo uno dei NAR quando il contatto che lo porta a Palermo é lo stesso che lo lega alla Strage di Bologna da lui sempre negata?
O ancora il fatto che nove decimi del comitato creato da Cossiga per liberare Moro siano ( lo scopriamo anni dopo e Cossiga ne é inconsapevole al momento) tutti nella P2 ma brancolano nel buio e non mettono in relazione il nome Gradoli con Via Gradoli? E' chiaro che la P2 non c'entra con le Brigate Rosse, ma l'incompetenza piú o meno vera aiuta di fatto il rimontare della "strategia della tensione", seppure fuori tempo massimo.
O anche in casi particolari come Ustica, dopo l'inchiesta giornalistica che fecero Fava e Morrione al Tg1, cosa troveremo in piú del fatto che tutti sappiamo che quell'aereo si trovó in un punto caldo della guerra fredda, agli sgoccioli sullo scacchiere medio orientale e che nella Nato sanno bene che Usa e Francia chiesero all'Italia di mettere a tacere le cose ?
"Leggere" quei fatti nel contesto del terrorismo, della guerra fredda o della guerra alle mafie é una lettura critica che abbiamo imparato a fare anche con e oltre le sentenze dei tribunali che ovviamente valgono e ci danno anche la misura dei fatti e del contesto stesso.
Non mi aspetto altre veritá nascoste, al massimo qualche conferma "laterale".
Di sicuro la politica dovrebbe e puó farne a meno.
Semmai l'apertura degli archivi dovrebbe farci ragionare su cosa é davvero "ragione di Stato". E di che livello di democrazia abbiamo bisogno in uno Stato democratico.
Ma capisco che il disincanto di una politica mediatizzata  porterebbe a livelli talmente sofisticati di riflessione che forse oggi é impossibile suscitare.

lunedì 17 febbraio 2014

UN FLOP CHE VIENE DA LONTANO. Le primarie fantasma del Pd per i segretari regionali

Dopo una settimana,anzi forse meno, di passione, mista ad analisi,choc,qualche insulto,che cosa ci si poteva aspettare da elezioni primarie per eleggere i segretari regionali ?
L'interesse é poco, e comunque per altro. La motivazione delle primarie aperte sbagliata. Il flop piú o meno atteso. Massime ,nel Lazio.
Siamo brevi ma precisi. Il Lazio piú di ogni altro reca con sé la responsabilità di questo flop visto che é soprattutto per il Pd del Lazio che oggi ci ritroviamo con le primarie "aperte": tre anni fa chi voleva eleggere Enrico Gasbarra segretario regionale insistette ed ottenne primarie "aperte" ai cittadini dopo che per oltre un anno si era consumata una vicenda ingovernabile al di lá dei demeriti di Mazzoli da Viterbo, e oltre ogni sforzo titanico del grigio ma solerte funzionario inviato direttamente dal Cremlino,Migliavacca.
La candidatura di Gasbarra serviva a rimettere in campo pezzi di Pd che tutto hanno governato nel passato e volevano tornare a farlo ma con una riverniciature ideologica che non guarda a sbavature tipo quella di utilizzare il volto bello e disponibile dell'unico "sbardelliano che non aveva bisogno di rubare", ovvero Enrico Gasbarra. Anche questo al di lá dei meriti di Enrico che,come tutti sanno, é persona gradevole e capace anche di far politica. Se vuole.
Senonché in questi anni non ha voluto. Un pó perché non é andata a buon fine la promessa di Bersani di un posto di sottosegretario o addirittura Ministro ( motivo per cui gli ex sbardelliani hanno votato Fassina alle primariette-Correntarie,turandosi il naso -come Fassina peraltro- rispetto al loro vetero anticomunismo). Un pó perché guardandosi intorno ha capito che non era aria....chi viene dal Pci ancora qualche voglia di politica e partecipazione c'è l'ha , molti dei dirigenti ( non il popolo o i militanti sia chiaro) che vengono dai Ds invece hanno assunto un comportamento da "ceto politico" avrebbero detto gli ex Pci , oppure da Doroteo nell'animo dico io.
E dunque bando alla politica.
Le iniziative del pd regionale non hanno raggiunto nemmeno un decimo del Pd romano che di politica ne ha fatta poca ma almeno le fiaccolate e la festa democratica le ha sempre tenute.
La svolta di Zingaretti dal Comune alla Regione senza spiegazioni politiche plausibili e quella del "votiamo Marino che vince" ( salvo oggi fargli la guerra sotterranea) ha aggiunto il sale alla "delenda Cartago" ovvero delenda Pd.
A chi interessa oggi un partito di cui si vergognano sia Zingaretti che Marino,in ossequio al populismo regnante per cui si deve sempre far dimenticare che si milita in un partito, almeno in prossimitá delle elezioni?
Vogliamo essere costruttivi?
Forse é ora che si torni a far politica; che si abbia un programma per la Regione Lazio o Roma che non coincida necessariamente col partito del Presidente o del Sindaco.
Forse é ora che si ragioni seriamente e civilmente sui circoli e gli eroi che li tengono in piedi nonostante l'antipolitica anti partito alligni anche tra i dirigenti del Pd e delle istituzioni che governiamo.
A questo proposito una domanda: ma se bisogna costruire ( o ricostruire perché l'Ulivo l'aveva già fatto) un campo piú largo ( ed io sono d'accordo a priori) se poi il campione del campo largo diviene chi apre a destra e chiude a sinistra, al di lá della opportunitá elettorale ( oggettivamente é recuperando voti che si vincono le elezioni)qualche domanda sulla strategia del campo largo ( che mi pare indichi a sinistra piú che altro) la si dovrá fare?
Intendo dire che é,ancora una volta e di piú, sui programmi e non sulla geopolitica ideologica o peggio ancora correntizia, che si deve costruire.
Questo oggi é nelle mani,nel Lazio, di Melilli e a Roma di Cosentino,ma francamente fatico a distinguere il cammino segnato per il futuro.
Nel nazionale,posto che non é certo il "focus" di Renzi, qualcuno ritiene che il partito abbia ancora una funzione?
Io penso di sí. Ancor piú con un Presidente del Consiglio molto presidenzialista di suo( e non é una offesa ma una constatazione). 
Quando la personalizzazione e la mediatizzazine della politica-ne sono convinto- sará ridotta dalla forza delle cose a dover tornare alla Politica Politica, a cosa ci appiglieremo se non ad una idea di partito e comunitá dove prevalgano le idee ed i programmi?
Meditiamo,amici e compagni,anche sui flop.
E non nascondiamo la discussione come accadde dopo la fine del modello Roma,cosa di cui cui ancora oggi,proprio oggi,paghiamo le conseguenze.

domenica 9 febbraio 2014

DEJA VÚ La politica al tempo dello streaming

La ricostruzione del rapporto Letta-Renzi registra la stucchevole caterva di commenti dei "laudatores" e "detractores" ( si dirà così ?) che non si differenziano molto dai cortigiani precedenti
( e futuri). Magari un pensierino a cosa é meglio per l'Italia? .... Un ricordo di quello che significó in termini di giudizio definitivo ( anche ingiusto per certi versi...) su D' Alema  e Franco Marini? E sulle sorti dell'Ulivo? Mentre i sondaggi ( per quel che valgono, ovvero come indicazioni generali di tendenze)  segnalano che non c'é nulla di scontato e tantomeno una vittoria scintillante.
Davvero illuminante appare,piú di ogni altro editoriale,il pezzo di ieri di Filippo Ceccarelli sul ruolo dello "streaming" in politica e la finzione,la realtá e, aggiungerei io, la verosimiglianza .
Puó la politica essere solo la risultante di un processo fatto solo di raggiungimento di obiettivi tattici? E per quanto tempo si potrá porre l'accento sui comportamenti dei pentastellati figuranti di Grillo e Casaleggio quando divenire Presidente,Sindaco,Leader , non appare mai come il mezzo per fare politiche industriali o di innovazione ,o rinnovato welfare ma solamente il raggiungimento di una   pur legittima soddisfazione personale ?
Vale per Letta e per Renzi e vale per ognuno di noi.
Lo stesso si registra a Roma dove l'ipocrisia  alligna nei rapporti con Marino che in pochi mesi registra prima consensi senza critica alcuna e poi l'assenza voluta nel ritiro che si vorrebbe definitivamente chiarificatorio mentre salta il capo della segreteria politica che si vorrebbe ritornato al partito per compiti non rinviabili.
Possibile mai che abbia sempre ragione McLuhan che il medium vale piú del messaggio ovvero che Twitter,facebook e le altre diavolerie invece di avvicinare la politica ai cittadini diventi invece solo una vetrina da consegnare al proprio staff per non avere un confronto reale?
La veritá é che una tale situazione postulerebbe piú politica ( piú politiche industriali, sociali, di welfare rinnovato di doveri accanto ai diritti richiesti) e piú partiti veri non semplici comitati elettorali.
Lo streaming come un flusso di coscienza cancella invece responsabilitá per regalarci aneddotica e "colore".
Servirebbe invece tornare ad investire sul tempo lungo. Ma questo significa mordersi la  lingua e pensare fino a dieci prima di dichiarare.
Scoprire che con qualche anno di anticipo si era visto giusto sulle carceri piú umane e sul garante nazionale dei detenuti ,sulla necessitá di un reddito minimo di cittadinanza, sulla inutilitá della spesa per gli F35 senza un adeguata revisione delle politiche di difesa che comprenda anche il ruolo internazionale dell'Italia, comprese le politiche di cooperazione allo sviluppo( per quest'ultima riforma un anno perso per la volontá di insistere su un Ministero ad hoc invece di far cambiare nome e ruolo al MAE) amareggia ma ci convince anche che alla fine la moneta buona puó scacciare la cattiva.
Purché si torni alla politica con la P maiuscola e si abbandoni la politique politicienne.
Ma ci vuole umiltá da parte di chi quella politica l'ha ignorata e certamente anche da chi l'ha praticata senza iattanza.
Noi ci mettiamo la costanza.Vediamo se qualche segno di resipiscenza arriva.

domenica 26 gennaio 2014

I GIORNI DELLE VERITÁ RIMOSSE. Omaggio non retorico a "giorni bugiardi" di Geloni /Di Traglia

Sospeso per rispetto per il ricovero di Bersani ecco il mio giudizio sul libro "giorni bugiardi" di Geloni-Di Traglia.
Il libro intanto vale la pena di leggerlo perché é una bella ricostruzione senza fronzoli e senza rivelazioni eclatanti ma ben fatta come si conviene a due bravi giornalisti come Chiara e Stefano. Ed é anche una ricostruzione piena di passione per la politica, che si fa apprezzare in una fase in cui sembra dominare solo l'immagine e il gossip.
Detto questo io credo che la ricostruzione pecca di una lettura dal di dentro : i fatti ci sono ma l'interpretazione é una sorta di inno "al destino cinico e baro".
Purtroppo invece si tratta del racconto di una sconfitta alle elezioni annunciata da una gestione troppo rivolta alla "ditta"cosí come la conoscevamo.
Bersani ha difeso una idea del partito un pó antica( alla quale in parte appartengo anche io sia chiaro) nel quale la parte del leone l'hanno fatta personaggi che,francamente,oltre a non passare alla storia ( ma questo non é un demerito di per sé) non avevano i talenti per difendere e sviluppare la nostra "ditta": le riforme poteva certo indicare Violante ma non realizzare nelle trattative Migliavacca che non riuscí a risolvere nemmeno il guazzabuglio del segretario regionale del Lazio....; la questione economica era cosí delicata che certamente non era Misiani in grado di dare risposte e nello stesso tempo indicare una strada con la capacitá di dialogare con l'esterno come oggi si conviene ad un Tesoriere che voglia spiegare le ragioni del finanziamento pubblico della politica e dei partiti ( che io credo ancora necessario). Né i Dipartimenti,Forum o come diavolo fossero chiamati ( per la veritá sin dai tempi di Veltroni e Franceschini) hanno dimostrato- con rare eccezioni- una gran vitalitá a parte una certa tendenza al compromesso che,propria dei membri di un Governo, é assolutamente fuori luogo nei settori di impegno di un partito che si propone come alternativa di Governo futura.
Un esempio per tutti la triade Gentiloni ( immarcescibile dai tempi della Margherita e pure Ministro che non ha fatto il conflitto di interessi pur essendo proprio al dicastero giusto!),Orfini,Rognoni ,rispettivamente alla comunicazione,cultura e non si sa bene cosa di Rai e tv e radio in generale...
Quale é il progetto sui beni immateriali culturali ,la comunicazione e l'informazione del partito di Bersani nel mentre tutti si mediatizzano e viviamo a livello 2.0 e forse anche 3.0 ogni giorno in politica e nella vita?
Inevitabile poi che ti becchi gli strali di tutti se non hai una politica e per far buon viso a cattivo gioco ti ritrovi a regalare i due consiglieri di amministrazione Rai al "partito di Repubblica" con l'illusione che cosí stai meno contestato e avrai aperto alla cosiddetta "societá civile". Qualcuno vuole dirci
in cosa la Rai é cambiata in meglio con la presenza di Tobagi e Colombo,degnissime persone che peró erano assolutamente astruse dal contesto? Faccio presente per onestá intellettuale che anche Franceschini-Gentiloni precedentemente erano riusciti a regalare la Presidenza Rai sempre a Repubblica  e gli attacchi contro lo strapotere dei partiti Rai non erano certo scemati mentre continua a languire una idea generale del servizio pubblico radiotelevisivo da parte del partito e anche quella "societá civile" dovrebbe cominciare a fare i conti colle sue responsabilità ....
L'epilogo é derivato-secondo la mia modesta opinione- da una lettura sbagliata di ció che é avvenuto con le primarie Bersani Renzi.
La segreteria di Bersani é rimasta "in - adeguata" ( e a ritroso poiché fui l'unico a dirlo dal palco di Areadem di Cortona,spiegando perché pur in presenza di quel giudizio accettavo di partecipare al progetto franceschiniano di renderla adeguata alle sfide del tempo, voglio dire che sbagliai anche io a non accettare l'ipotesi di chi diceva di andare subito al congresso dopo l'addio di Veltroni) ma alle primarie contro un Renzi ancora "immaturo" alla candidatura a Premier Bersani diede davvero il meglio di sé. 
Solo che la campagna elettorale di marzo 2013 é stata la continuazione delle primarie con incontri che riempivano solo i luoghi frequentati da noi del Pd e alla fine si é visto nei risultati. Complice anche il sondaggio o fatto al telefono e dunque senza le opzioni dei piú giovani,per esempio,che hanno inciso sulla comune sottovalutazione di M5stelle.
Da lí in poi i nodi sono venuti al pettine e qui hanno ragione Di Traglia e Geloni a raccontare nella semplicitá ed anche nella abnormitá di alcuni comportamenti le ragioni scatenanti dell'addio di Bersani: se eleggi i parlamentari con le primariette correntiste ( solo due paginette per dirci che abbiamo eletto due giovanissimi, e il resto invece?) e senza che i gruppi parlamentari si prendano la responsabilitá di spiegare chi ha lavorato e chi no,chi ha prodotto risultati e chi no, chi ha pagato le quote del partito nazionale, regionale e perfino dei circoli e chi no, é chiaro che rimani schiavo dei "franchi tiratori".
Hai mollato gruppi parlamentari che avevi costretto a votare per un anno e mezzo Monti in compagnia di Gasparri e non si erano ribellati per spirito di partito e li sostituisci per dirlo in tv un paio di volte con chi risponde solo alla propria corrente ed ai propri personali iscritti ( magari ci fossero le correnti di pensiero) e ti stupisci della loro propria inaffidabilitá?
Bersani é un galantuomo e nemmeno troppo "antico" e non meritava il finale raccontato dal libro ma i "giorni bugiardi" lo sono stati soprattutto nei mesi passati e negli anni di una segreteria in cui assieme ad un gruppo dirigente impaurito dalle polemiche sulla casta e connessi non si é voluta fare una selezione basata sul merito ed i talenti. Bersani ha pagato anche conti non suoi e su questo Geloni e Di Traglia pur non dicendolo esplicitamente ,chiudono di fatto la loro riflessione.
Un libro che va letto e meditato,senza tralasciare il contesto. È mantenendo lo spirito e la passione dei suoi autori.

martedì 21 gennaio 2014

VOGLIAMO LA LEGGE ELETTORALE.....MA ANCHE LE ROSE (Matteo buona fortuna ma io rimango tra gli U2 e Dossetti)

C'é un che di parossistico in questi giorni che per come conosco un pó Matteo Renzi,non gli sfugge e gli dá anche un pó fastidio...lo so. É un ronzío che lo accompagnerà nel tempo che riuscirá a rubare alla politica 'politicienne'per cercare di lasciare un'impronta in questo Paese.
Conosco i limiti di Matteo ma anche il suo entusiasmo e la guasconeria che gli serve a non far vedere che soffre sapendo che un pezzo di sé -quello delicato  e sensibile- lo sta decisamente mettendo da parte pur di ottenere, e in tempi brevi, i risultati che ha promesso e che in molti gli hanno chiesto.
Che gli hanno chiesto anche sapendo che se va bene son tutti vincitori e se va male é colpa dell'irascibile,insopportabile,supponente Renzi che troppo promise sin dalla Leopolda.
Dico questo perché non mi meraviglio affatto dei tempi,delle modalità ed anche dei toni del Renzi segretario: l'ho conosciuto grande organizzatore di Lapo Pistelli ( che poi ha fulminato sulla via del Governo della città di Firenze commettendo il tipico peccato edipico ) e giá allora guardava un po' di sottecchi i piú grandicelli integrati nelle tattiche della sinistra dc classica ( Franceschini o Lusetti) o quelli un po' troppo pacifisti e anarchici come me o Farinone e peggio ancora della Lega Democratica di Scoppola e Prodi, considerati un po' troppo idealisti per i suoi gusti.
Alla lunga potrebbe avere ragione.
Anche se-debbo aggiungere- almeno noi pacifisti e anarchici,piccoli cristianelli in cammino tra gli U2 e Dossetti ( Matteo scrisse una sua prima opera " tra gli U2 e De Gasperi per cui lo presi in giro di avere come riferimento giovanile il leader trentino che uno apprezza quando diventa maturo e un pó pompiere....non a vent'anni) potremmo perdere ma mantenere le ragioni dei nostri torti...
E veniamo all'oggi: dunque ha vinto le primarie con il 70 per cento e di fatto é il padre-padrone del Pd e si gioca la leadership nazionale ma soprattutto la premier slip che é quello che gli interessa: per questo nel partito non media, insolentisce Cuperlo,impone e non propone le scelte.
Legittimo e ben giocato.
Non mi impicco ad un sistema elettorale,né ai moralismi di chi vorrebbe fare le riforme con tutti ma poi non bisogna parlare con chi prende il 25 per cento dei voti ( e io ho fatto il segretario nazionale del referendum sulla Legge Mammí,il pedigree c'è l'ho....).peró bisogna avr chiaro cosa significa questo passaggio: fine ( secondo me temporanea) del ruolo dei partiti politici come propulsori di politica a favore dei comitati elettorali; leadership personali rafforzate;ruolo salvifico del Capo.
Antidemocratico? No di certo.Usa e Francia sono democrazie solide.
Legge elettorale? Ma non é la politica , solo la pre- condizione di una politica.
Non é che De Gaulle fece la quinta repubblica a caso: impose le condizioni politiche che riteneva giuste. La legge elettorale é funzione della politica,non la politica.
Perció ci sto. Sto al gioco. E alzo l'asticella: quando andremo ai contenuti?
E quando andremo ai contenuti di questa politica dove sará la garanzia della democrazia partecipativa?
La richiesta di sapere di chi é la responsabilitá delle decisioni in democrazia vale quanto la rappresentatività della politica stessa.Non di meno.Neanche di piú,peró. È la politica é per sua natura dinamica: in tempi di crisi vogliamo sapere cosa ha deciso il Sindaco ed al massimo il Presidente della Regione.Il Premier naturalmente. Ma quando sperabilmente la crisi sará superata come garantire  che tutte le fasce sociali siano egualmente ascoltate? Come garantire che il welfare non divenga solo caritá per i bisognosi e regale concessione per chi si ostina a partecipare ed a "fare" la politica?
Un cammino iniziato negli anni ottanta del secolo scorso con Craxi e il suo "decisionismo", con i Sindaci ed i presidenti di regione eletti direttamente -oggi anche a sinistra ormai eletti nei fatti contro i partiti,anche i loro partiti,vedi anche il post elezioni di Zingaretti e Marino-si sta per concludere con un esito che inevitabilmente si chiamerá eufemisticamente "sindaco d'Italia" ma vorrá dire Presidenzialismo( gli effetti ci sono anche su Napolitano da tempo).
É antidemocratico? No naturalmente ma imporrá  scelte che potranno portare alla scomparsa di una idea partecipata della politica ed ad una diminuzione del ruolo dei contenuti soprattutto in combinato disposto con la mediatizzazine della politica.
Io penso che bisogna saper guardare in faccia alla realtá e come disse una volta Martinazzoli dando appuntamento alla politica.che non mancherá di tornare a farsi sentire.assieme ai partiti brutalizzati in primo luogo dalla pusillanimitá di parte dei gruppi dirigenti contro cui hanno votato nel pd l'8 dicembre scorso.
Ritorna la pacifica ostinazione un pó anarchica di chi pur ammirando da maturo De Gasperi ( e tanti altri saggi) continua a ritenere che la strada sia quella che passa tra gli U2 e Dossetti: pensare la politica,lavorare sui contenuti,"fare" la politica.
Tutto sommato le persone passano.La politica no.


VOGLIAMO LA LEGGE ELETTORALE....MA ANCHE LE ROSE !