domenica 26 gennaio 2014

I GIORNI DELLE VERITÁ RIMOSSE. Omaggio non retorico a "giorni bugiardi" di Geloni /Di Traglia

Sospeso per rispetto per il ricovero di Bersani ecco il mio giudizio sul libro "giorni bugiardi" di Geloni-Di Traglia.
Il libro intanto vale la pena di leggerlo perché é una bella ricostruzione senza fronzoli e senza rivelazioni eclatanti ma ben fatta come si conviene a due bravi giornalisti come Chiara e Stefano. Ed é anche una ricostruzione piena di passione per la politica, che si fa apprezzare in una fase in cui sembra dominare solo l'immagine e il gossip.
Detto questo io credo che la ricostruzione pecca di una lettura dal di dentro : i fatti ci sono ma l'interpretazione é una sorta di inno "al destino cinico e baro".
Purtroppo invece si tratta del racconto di una sconfitta alle elezioni annunciata da una gestione troppo rivolta alla "ditta"cosí come la conoscevamo.
Bersani ha difeso una idea del partito un pó antica( alla quale in parte appartengo anche io sia chiaro) nel quale la parte del leone l'hanno fatta personaggi che,francamente,oltre a non passare alla storia ( ma questo non é un demerito di per sé) non avevano i talenti per difendere e sviluppare la nostra "ditta": le riforme poteva certo indicare Violante ma non realizzare nelle trattative Migliavacca che non riuscí a risolvere nemmeno il guazzabuglio del segretario regionale del Lazio....; la questione economica era cosí delicata che certamente non era Misiani in grado di dare risposte e nello stesso tempo indicare una strada con la capacitá di dialogare con l'esterno come oggi si conviene ad un Tesoriere che voglia spiegare le ragioni del finanziamento pubblico della politica e dei partiti ( che io credo ancora necessario). Né i Dipartimenti,Forum o come diavolo fossero chiamati ( per la veritá sin dai tempi di Veltroni e Franceschini) hanno dimostrato- con rare eccezioni- una gran vitalitá a parte una certa tendenza al compromesso che,propria dei membri di un Governo, é assolutamente fuori luogo nei settori di impegno di un partito che si propone come alternativa di Governo futura.
Un esempio per tutti la triade Gentiloni ( immarcescibile dai tempi della Margherita e pure Ministro che non ha fatto il conflitto di interessi pur essendo proprio al dicastero giusto!),Orfini,Rognoni ,rispettivamente alla comunicazione,cultura e non si sa bene cosa di Rai e tv e radio in generale...
Quale é il progetto sui beni immateriali culturali ,la comunicazione e l'informazione del partito di Bersani nel mentre tutti si mediatizzano e viviamo a livello 2.0 e forse anche 3.0 ogni giorno in politica e nella vita?
Inevitabile poi che ti becchi gli strali di tutti se non hai una politica e per far buon viso a cattivo gioco ti ritrovi a regalare i due consiglieri di amministrazione Rai al "partito di Repubblica" con l'illusione che cosí stai meno contestato e avrai aperto alla cosiddetta "societá civile". Qualcuno vuole dirci
in cosa la Rai é cambiata in meglio con la presenza di Tobagi e Colombo,degnissime persone che peró erano assolutamente astruse dal contesto? Faccio presente per onestá intellettuale che anche Franceschini-Gentiloni precedentemente erano riusciti a regalare la Presidenza Rai sempre a Repubblica  e gli attacchi contro lo strapotere dei partiti Rai non erano certo scemati mentre continua a languire una idea generale del servizio pubblico radiotelevisivo da parte del partito e anche quella "societá civile" dovrebbe cominciare a fare i conti colle sue responsabilità ....
L'epilogo é derivato-secondo la mia modesta opinione- da una lettura sbagliata di ció che é avvenuto con le primarie Bersani Renzi.
La segreteria di Bersani é rimasta "in - adeguata" ( e a ritroso poiché fui l'unico a dirlo dal palco di Areadem di Cortona,spiegando perché pur in presenza di quel giudizio accettavo di partecipare al progetto franceschiniano di renderla adeguata alle sfide del tempo, voglio dire che sbagliai anche io a non accettare l'ipotesi di chi diceva di andare subito al congresso dopo l'addio di Veltroni) ma alle primarie contro un Renzi ancora "immaturo" alla candidatura a Premier Bersani diede davvero il meglio di sé. 
Solo che la campagna elettorale di marzo 2013 é stata la continuazione delle primarie con incontri che riempivano solo i luoghi frequentati da noi del Pd e alla fine si é visto nei risultati. Complice anche il sondaggio o fatto al telefono e dunque senza le opzioni dei piú giovani,per esempio,che hanno inciso sulla comune sottovalutazione di M5stelle.
Da lí in poi i nodi sono venuti al pettine e qui hanno ragione Di Traglia e Geloni a raccontare nella semplicitá ed anche nella abnormitá di alcuni comportamenti le ragioni scatenanti dell'addio di Bersani: se eleggi i parlamentari con le primariette correntiste ( solo due paginette per dirci che abbiamo eletto due giovanissimi, e il resto invece?) e senza che i gruppi parlamentari si prendano la responsabilitá di spiegare chi ha lavorato e chi no,chi ha prodotto risultati e chi no, chi ha pagato le quote del partito nazionale, regionale e perfino dei circoli e chi no, é chiaro che rimani schiavo dei "franchi tiratori".
Hai mollato gruppi parlamentari che avevi costretto a votare per un anno e mezzo Monti in compagnia di Gasparri e non si erano ribellati per spirito di partito e li sostituisci per dirlo in tv un paio di volte con chi risponde solo alla propria corrente ed ai propri personali iscritti ( magari ci fossero le correnti di pensiero) e ti stupisci della loro propria inaffidabilitá?
Bersani é un galantuomo e nemmeno troppo "antico" e non meritava il finale raccontato dal libro ma i "giorni bugiardi" lo sono stati soprattutto nei mesi passati e negli anni di una segreteria in cui assieme ad un gruppo dirigente impaurito dalle polemiche sulla casta e connessi non si é voluta fare una selezione basata sul merito ed i talenti. Bersani ha pagato anche conti non suoi e su questo Geloni e Di Traglia pur non dicendolo esplicitamente ,chiudono di fatto la loro riflessione.
Un libro che va letto e meditato,senza tralasciare il contesto. È mantenendo lo spirito e la passione dei suoi autori.

martedì 21 gennaio 2014

VOGLIAMO LA LEGGE ELETTORALE.....MA ANCHE LE ROSE (Matteo buona fortuna ma io rimango tra gli U2 e Dossetti)

C'é un che di parossistico in questi giorni che per come conosco un pó Matteo Renzi,non gli sfugge e gli dá anche un pó fastidio...lo so. É un ronzío che lo accompagnerà nel tempo che riuscirá a rubare alla politica 'politicienne'per cercare di lasciare un'impronta in questo Paese.
Conosco i limiti di Matteo ma anche il suo entusiasmo e la guasconeria che gli serve a non far vedere che soffre sapendo che un pezzo di sé -quello delicato  e sensibile- lo sta decisamente mettendo da parte pur di ottenere, e in tempi brevi, i risultati che ha promesso e che in molti gli hanno chiesto.
Che gli hanno chiesto anche sapendo che se va bene son tutti vincitori e se va male é colpa dell'irascibile,insopportabile,supponente Renzi che troppo promise sin dalla Leopolda.
Dico questo perché non mi meraviglio affatto dei tempi,delle modalità ed anche dei toni del Renzi segretario: l'ho conosciuto grande organizzatore di Lapo Pistelli ( che poi ha fulminato sulla via del Governo della città di Firenze commettendo il tipico peccato edipico ) e giá allora guardava un po' di sottecchi i piú grandicelli integrati nelle tattiche della sinistra dc classica ( Franceschini o Lusetti) o quelli un po' troppo pacifisti e anarchici come me o Farinone e peggio ancora della Lega Democratica di Scoppola e Prodi, considerati un po' troppo idealisti per i suoi gusti.
Alla lunga potrebbe avere ragione.
Anche se-debbo aggiungere- almeno noi pacifisti e anarchici,piccoli cristianelli in cammino tra gli U2 e Dossetti ( Matteo scrisse una sua prima opera " tra gli U2 e De Gasperi per cui lo presi in giro di avere come riferimento giovanile il leader trentino che uno apprezza quando diventa maturo e un pó pompiere....non a vent'anni) potremmo perdere ma mantenere le ragioni dei nostri torti...
E veniamo all'oggi: dunque ha vinto le primarie con il 70 per cento e di fatto é il padre-padrone del Pd e si gioca la leadership nazionale ma soprattutto la premier slip che é quello che gli interessa: per questo nel partito non media, insolentisce Cuperlo,impone e non propone le scelte.
Legittimo e ben giocato.
Non mi impicco ad un sistema elettorale,né ai moralismi di chi vorrebbe fare le riforme con tutti ma poi non bisogna parlare con chi prende il 25 per cento dei voti ( e io ho fatto il segretario nazionale del referendum sulla Legge Mammí,il pedigree c'è l'ho....).peró bisogna avr chiaro cosa significa questo passaggio: fine ( secondo me temporanea) del ruolo dei partiti politici come propulsori di politica a favore dei comitati elettorali; leadership personali rafforzate;ruolo salvifico del Capo.
Antidemocratico? No di certo.Usa e Francia sono democrazie solide.
Legge elettorale? Ma non é la politica , solo la pre- condizione di una politica.
Non é che De Gaulle fece la quinta repubblica a caso: impose le condizioni politiche che riteneva giuste. La legge elettorale é funzione della politica,non la politica.
Perció ci sto. Sto al gioco. E alzo l'asticella: quando andremo ai contenuti?
E quando andremo ai contenuti di questa politica dove sará la garanzia della democrazia partecipativa?
La richiesta di sapere di chi é la responsabilitá delle decisioni in democrazia vale quanto la rappresentatività della politica stessa.Non di meno.Neanche di piú,peró. È la politica é per sua natura dinamica: in tempi di crisi vogliamo sapere cosa ha deciso il Sindaco ed al massimo il Presidente della Regione.Il Premier naturalmente. Ma quando sperabilmente la crisi sará superata come garantire  che tutte le fasce sociali siano egualmente ascoltate? Come garantire che il welfare non divenga solo caritá per i bisognosi e regale concessione per chi si ostina a partecipare ed a "fare" la politica?
Un cammino iniziato negli anni ottanta del secolo scorso con Craxi e il suo "decisionismo", con i Sindaci ed i presidenti di regione eletti direttamente -oggi anche a sinistra ormai eletti nei fatti contro i partiti,anche i loro partiti,vedi anche il post elezioni di Zingaretti e Marino-si sta per concludere con un esito che inevitabilmente si chiamerá eufemisticamente "sindaco d'Italia" ma vorrá dire Presidenzialismo( gli effetti ci sono anche su Napolitano da tempo).
É antidemocratico? No naturalmente ma imporrá  scelte che potranno portare alla scomparsa di una idea partecipata della politica ed ad una diminuzione del ruolo dei contenuti soprattutto in combinato disposto con la mediatizzazine della politica.
Io penso che bisogna saper guardare in faccia alla realtá e come disse una volta Martinazzoli dando appuntamento alla politica.che non mancherá di tornare a farsi sentire.assieme ai partiti brutalizzati in primo luogo dalla pusillanimitá di parte dei gruppi dirigenti contro cui hanno votato nel pd l'8 dicembre scorso.
Ritorna la pacifica ostinazione un pó anarchica di chi pur ammirando da maturo De Gasperi ( e tanti altri saggi) continua a ritenere che la strada sia quella che passa tra gli U2 e Dossetti: pensare la politica,lavorare sui contenuti,"fare" la politica.
Tutto sommato le persone passano.La politica no.


VOGLIAMO LA LEGGE ELETTORALE....MA ANCHE LE ROSE !