Prefazione di Roberto Di Giovan Paolo al libro in uscita in questi giorni "Adriano Olivetti e il movimento comunitá"
Raccolta quarantennale di saggi e scritti di Umberto Serafini del 1982 ripubblicata in questi giorni dalle Edizioni di Comunitá della Fondazione Olivetti
Umberto Serafini, i “piedi a terra” delle idee Olivettiane
Di Roberto Di Giovan Paolo
Umberto Serafini era un tipo eccentrico, pensai, mentre uscivo dal suo ufficio di poltrone verdi anni sessanta e mobili di legno stile scuola umbertina( nel senso di Umberto primo …ovviamente).
Ero stato appena giudicato in quanto aspirante segretario generale aggiunto dell’Aiccre. Giudizio severo. Ma alla fine bonario. Fui eletto e poi divenni segretario generale di un’associazione che grazie a lui e a Gianfranco Martini ha avuto momenti di grandezza e momenti insostituibili per portare l’Italia, e l’Italia dei poteri locali soprattutto, in Europa ( e mantenni la stanza di Umberto così come era, con la sola aggiunta del computer…).
Ma Umberto Serafini era “eccentrico” poi avrei imparato a capirlo per bene, perché era “inclassificabile” : socialista per bene ma mai ideologicamente di parte, antifascista ma ligio alla Patria e al dovere, soldato prigioniero degli inglesi, che a suo modo ammirava; soldato tra i tanti abbandonati nel delirio mussoliniano, che faceva scuola a sé e agli altri nel campo di prigionia e come tanti altri ,in esilio o in prigionia lavorava già al superamento di ciò che aveva portato alla tragedia della umanità nella seconda guerra mondiale.
Un destino comune di una generazione che ha vissuto quel dramma ma è stata anche l’ancora del novecento affinchè si costruisse quel poco di Europa, di Nazioni Unite, di istituzioni mondiali e federaliste della pace e del confronto , che tengono in piedi ancora adesso, e con fatica, un pianeta in grande evoluzione(talvolta anche involuzione,Vico docet…) sia economica che scientifica e soprattutto sociale.
Conoscevo ovviamente il federalismo ed anche Olivetti , se non altro per i miei studi universitari, però mi colpì il modo –ancora una volta ruvido e iconoclasta- con cui Umberto mi raccontava di Olivetti e delle contraddizioni dei partiti e dei movimenti che sembravano seguirlo,ma più spesso non vi riyuscivano o apertamente lo osteggiavano, e non solo per accidia o per incomprensione, ma forse anche per una sfasatura dei tempi.
Si,sfasatura dei tempi. Olivetti era allo stesso tempo contemporaneo ma anche avanti rispetto ai suoi tempi.La qual cosa forse non gli interessava o forse a volte non voleva adeguare. Su questo Umberto Serafini, che pure gli riconosceva ruolo e la guida , ha un grande merito nelle sue riflessioni su Olivetti e il Movimento Comunità: quello di ricondurre la strategia generale Olivettiana a fatto concreto, attuabile, ipotizzabile; le idee, con Serafini diventano sempre una gragnuola di attività concrete da realizzare, di compiti da distribuire, di impegni assolutamente alla portata di gruppi,associazioni, singoli.
La concretezza gli derivava dal fatto di avere portato la sua ispirazione ed i suoi ideali in mezzo agli uomini e le donne ( poche all’ epoca ma significative…) che erano impegnati nelle autonomie locali italiane ed europee: lì la polemica diventava confronto concreto, pratico; il dibattito generale cedeva il terreno a progetti, numeri, bilanci; il federalismo diveniva incontro di donne ,uomini e comunità concrete e che avevano nomi e cognomi e storie e volti .
Serafini ha avuto il regalo di appartenere ad una generazione che nella sofferenza ha trovato una strada; e certamente la fortuna di frequentare Adriano Olivetti e il Movimento Comunità ma ha aggiunto dalla sua una “vis” polemica che, per sua natura, gli dava gusto ma che lui utilizzava anche per giungere a conclusioni, non solo per la polemica fine a se stessa.
I suoi articoli, rievocazioni, riflessioni hanno questo di bello: ti portano in India, oppure a casa di Kant, nello spazio e nel tempo e poi ti piombano immediatamente nella realtà contemporanea, che sia la costruzione del primo Parlamento Europeo oppure di un gemellaggio o del vertice europeo di Milano in cui quasi “minaccia” ( anzi direi senza il quasi),Craxi ed Andreotti all’ apice della propria fama e carriera, affinchè si adeguino ai principi ed alle scelte del federalismo per l’ Europa unita.
Insomma credo che Umberto Serafini abbia avuto il dono di rendere un servizio vero ad Adriano Olivetti ed alle sue idee: di renderle chiare, concrete, “visitabili”, senza farle divenire corrive. E’ una capacità da grande “divulgatore”, un ruolo che nei Paesi anglosassoni è considerato dono degli dei e segno di regalità ( oltre che certezza di fama e denari) mentre da noi , Paese spagnolesco e di idealismo accademico, non frutta che sorrisi di circostanza.
Ma tant’è, Umberto se ne sarebbe infischiato. E difatti se ne è giustamente infischiato. Invece io credo che la ripresa di interesse che negli ultimi anni si è accresciuta verso Olivetti ,la sua vita le sue attività ed il suo movimento debba molto all’ opera di alfabetizzazione che Umberto Serafini ha fatto quotidianamente, settimanalmente ,periodicamente .
Mi manca molto il ruvido dialogo con lui( e con Martini).
Ho avuto anche io la mia fortuna: di imparare cose , su loro , su Olivetti, il movimento comunità,il federalismo,l’ Europa, dalla versione……. 1.0 di wikipedia ante internet:Umberto Serafini e la sua generazione. Credo che perdere In realtà guadagnare…) qualche momento su questa raccolta potrebbe servire non solo ad evitare citazioni/storpiature o false attribuzioni di pensieri ad Olivetti ( cosa che avviene in Italia ai più alti livelli vedi la frase sui guadagni del manager-capo azienda usata a sproposito e senza alcun riferimento alla fonte) ma anche ad introdurre un metodo di analisi e di lettura del passato che vive nel nostro presente sempre, anche quando silente.
E il metodo Serafini c’è: è fatto di rigore, concretezza e anche-e soprattutto- passione.
Avercene così!
Roberto Di Giovan Paolo