Non è la prima volta che succede. È accaduto anche in passato ( e per la verità in alcune società africane segue una linea antropologica secolare....ma ne parleremo su APNews).
Ma la scorsa settimana è stata davvero una settimana da ricordare per l’Africa e per il suo rinnovamento politico culturale.
In Etiopia,un paese che sta molto vicino al cuore o almeno dovrebbe stare molto vicino al cuore degli italiani ,sta succedendo qualcosa di davvero importante e storico.È dei giorni scorsi la notizie che Meaza Ashenafi è divenuta il nuovo leader della corte suprema in Etiopia.
Cosa che fa seguito anche all’elezione a Quarto presidente della Repubblica federale di un’altra donna,Sahle Work Zewde. In un paese che ha preso seriamente il destino nelle sue mani e che speriamo sappia mantenere la barra del timone dritta così negli anni a venire. Anche perché molte speranze si appuntano su Abiy Ahmed,che di fatto è divenuto in poco tempo, a 41 anni,una nuova stella nel firmamento dei governi africani. In un continente dove spesso la politica è affidata a generazioni di settantenni ed ottantenni che hanno partecipato ai movimenti di liberazione degli anni 60 e 70 e che poi non hanno più lasciato il potere ( se sopravvissuti),trasformandolo spesso in una burocrazia inefficiente, nel governo delle oligarchie o nel peggiore dei casi, come sappiamo, in dittature repressive.
Ahmed viene da un’altra generazione ed è figlio anche di una cultura mista- la sua famiglia è di estrazione sia cristiana che musulmana- e certamente può portare un vento di innovazione che potrebbe ispirare anche altre nazioni africane.
Non sarà tutto rose fiori e difatti già nel suo partito come anche nel Paese quest’aria di novità crea più di qualche turbolenza. Ma bisogna incoraggiare questi sforzi e soprattutto il processo di pace che ha preso piede con l’Eritrea va rafforzato. Manca invece l’attenzione dovuta da media e politica italiana ed europea su queste novità.
La recente conferenza ministeriale Italia Africa ha detto parole chiare alle quali dovranno seguire fatti anche in questa parte dell’Africa a noi così vicina per nostre responsabilità antiche.
Il fatto che il cambiamento sia affidato a donne che hanno sperimentato in campo politico e diplomatico la necessità di trovare soluzioni pratiche e concretamente realizzabili-qualità tipiche per le donne impegnate nella politica e nella diplomazia-può indicarci una speranza che credo vada coltivata.
Non sarà tutto rose fiori e difatti già nel suo partito come anche nel Paese quest’aria di novità crea più di qualche turbolenza. Ma bisogna incoraggiare questi sforzi e soprattutto il processo di pace che ha preso piede con l’Eritrea va rafforzato. Manca invece l’attenzione dovuta da media e politica italiana ed europea su queste novità.
La recente conferenza ministeriale Italia Africa ha detto parole chiare alle quali dovranno seguire fatti anche in questa parte dell’Africa a noi così vicina per nostre responsabilità antiche.
Il fatto che il cambiamento sia affidato a donne che hanno sperimentato in campo politico e diplomatico la necessità di trovare soluzioni pratiche e concretamente realizzabili-qualità tipiche per le donne impegnate nella politica e nella diplomazia-può indicarci una speranza che credo vada coltivata.
E non solo nel continente africano.
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