LETTERA APERTA DI ROBERTO DI GIOVAN PAOLO AD ANDREA ORLANDO
Caro Andrea ,
Veniamo da storie e culture differenti,
ma da dieci anni militiamo nello stesso partito e da circa venti siamo dalla stessa parte della barricata.....non é poco.
vista la tua candidatura,non volendo certamente credere che possa tutto esaurirsi in un tentativo di mero "drenaggio a sinistra" prendo come sempre in questi anni per buone ed oneste le tue parole( come é giusto sia ) e ti rubo qualche momento della giornata per ragionare con te...
Proprio oggi ho inviato un articolo, per una volta non di cronaca politica ma di testimonianza personale ad YTALI.COM di cui mi fa piacere condividere con te una parte perché spiega queste righe che ti indirizzo:
"................Allora dato lo scenario che mi pare consolidato mi permetto di presentare ai lettori di Ytali non una cronaca politica-una volta tanto- ma una mia opinione che deriva da due interventi di Adriana Vigneri e Aldo Garzia che mi sono portato dentro per circa due settimane e che, come spesso accade a loro, sono andati al cuore del problema del Pd al di lá delle questioni della banalità quotidiana: il partito "personale" e la necessità reale di esistenza del Partito democratico.
Ammetto che sono tra coloro che ci hanno creduto, e tanto, dieci anni fa ( e ci crederei ancora.....).
Vengo dalla sinistra Dc che é stata la "mia tribù" nella federazione di partiti che era la Dc e quando é finita quella storia ho cercato prima la mia identità politica nel Ppi e poi, dopo la ridicola espulsione di noi maggioranza da parte di Buttiglione ho abbracciato con gioia l'Ulivo transitando con allegria al Pd senza dar troppo conto alla transeunte Margherita.
Il Pd mi é sembrato il compimento di cose come le giunte Dc Pci, la giunta Orlando di Palermo e della sua "Primavera", il ricongiungimento delle forze della Resistenza sulla scorta della visione profetica Dossettiana , impossibile in quegli anni di guerra fredda.
E non solo, potevamo allargare perfino l'Ulivo che non aveva capito il ruolo e l'importanza dei Governi Prodi, unici a raccogliere in questi anni l'eredità dello slancio dei governi di centrosinistra morotei , dei piani industriali degli anni settanta ( per alcuni settori industriali gli ultimi fatti, sic....).
Con quello spirito ho lavorato ( e lavoro) nel Pd, vedendo con angoscia bruciare segretari, riproporre stantie idee di "ditta" del novecento, crescere l'incultura della chiusura e dell'assenza di confronto culturale che ha prodotto non solo quest'ultima improvvida scissione ( colpevole chi va e chi non ferma....) ma anche tanti addii singoli che mi hanno addolorato egualmente.
Ora siamo arrivati ad una idea personale e personalizzata di un partito che é meno dell'Ulivo, che ci sembrava stretto dieci anni fa!
Però ,e tuttavia, caro Aldo,Adriana e Guido se posso, io continuo a credere che ne varrebbe la pena di riaprire il Pd, di rimettere indietro il nastro e ricominciare a costruire un partito nuovo, multiculturale, ovvero non senza culture o con culture a metà citate e mai approfondite, e che anzi torni con umiltà ad ascoltare ed interloquire con le culture laiche, ambientaliste, del volontariato e del terzo settore,con chi ci contesta, con chi prova rabbia per la crisi e non sa esprimerla se non di pancia.
Quel tentativo si fermò con l'addio inopinato di Veltroni ( quale che sia l'opinione sul suo operato) e la resa alle proprie identità di troppi dirigenti Pd nel prosieguo.Oggi se non si fa questo sforzo ci sarà solo uno scontro elettorale tra "sistema" ed "anti sistema" con una grande coalizione o di opposti destra sinistra o di anti Europa anti immigrati anti tutto.
Non possiamo e non dobbiamo accettarlo. Dobbiamo allargare il gioco . Dobbiamo ricreare le condizioni per la politica di tutti, con rispetto per tutte le culture e con umiltà per quanto la politica non riesce a dare.
É dai tempi della Thatcher e di Reagan che le forze progressiste non si interrogano e non danno una risposta alla loro affermazione che " non esiste la società, solo gli individui".... Non é questo il momento né la lunghezza giusta per le ricette ma certo lo dico a me stesso, se non fai una comunità nemmeno nel tuo partito come puoi rispondere a questa provocazione semplice e lineare?
La Rivoluzione Francese disse libertà, eguaglianza e fraternità. Da oltre duecento anni su libertà ed eguaglianza si impalca il dibattito ,per ora pendente verso le destre. Non sarà il caso di far entrare in campo il terzo termine rivoluzionario, davvero rivoluzionario, della "fraternité", declinandolo ,nel 2017 con comunitá, solidarietà,welfare ? "
Ecco, caro Andrea, questo é un frammento della riflessione di uno. Di uno che vale uno davvero, non come certi nostri avversari. Credo che valga la pena provare a far ripartire il Pd dai contenuti e dal confronto, anche dal conflitto, che però si definisce entro i confini del Congresso.
Lo Statuto ci dà ampi margini per dibattere:in direzioni ed assemblee, con referendum interni e via internet eppure in questi anni le riunioni sono calate ,la voglia di confrontarsi anche di più e abbiamo sostituito la polemica personale alla franchezza e l'approfondimento sui temi.
Caro Andrea, siamo diversi e veniamo da storie diverse,
per fortuna,direi...
Però credo che dopo questi anni assieme condividiamo l'idea che il partito sia uno strumento e non un fine; ma uno strumento di democrazia da costruire e mantenere con cura, dove tutti debbono sentirsi a casa loro e dove tutti devono avere il gusto di provare a fare proposte, sperimentare, ed anche sbagliare.
Io credo che anche altri che vengono dalla mia storia e da tante storie "sperimentatrici di democrazia" vorrebbero provare a costruire un luogo aperto a tutti e non già definito per essere semplicemente utile al Governo della società. Bisogna lasciare spazio anche al progetto del futuro, alle utopie,alle idee "mai proposte" ed alle contraddizioni del confronto e della sperimentazione.
Per questo serve un segretario arbitro e non padrone e che creda al partito, non che semplicemente "scali" il partito.
La tua proposta di candidatura mi interessa e la sottoscrivo se anche tu accetti la sfida di mischiarti con me,con la mia cultura politica e con le culture altre, diverse dalla nostra storia: non perderemo le nostre identità ,acquisteremo di nuovo il diritto a fare del Pd un partito e forse l'unico partito del futuro degli italiani
Con affetto
Roberto Di Giovan Paolo