lunedì 17 febbraio 2014

UN FLOP CHE VIENE DA LONTANO. Le primarie fantasma del Pd per i segretari regionali

Dopo una settimana,anzi forse meno, di passione, mista ad analisi,choc,qualche insulto,che cosa ci si poteva aspettare da elezioni primarie per eleggere i segretari regionali ?
L'interesse é poco, e comunque per altro. La motivazione delle primarie aperte sbagliata. Il flop piú o meno atteso. Massime ,nel Lazio.
Siamo brevi ma precisi. Il Lazio piú di ogni altro reca con sé la responsabilità di questo flop visto che é soprattutto per il Pd del Lazio che oggi ci ritroviamo con le primarie "aperte": tre anni fa chi voleva eleggere Enrico Gasbarra segretario regionale insistette ed ottenne primarie "aperte" ai cittadini dopo che per oltre un anno si era consumata una vicenda ingovernabile al di lá dei demeriti di Mazzoli da Viterbo, e oltre ogni sforzo titanico del grigio ma solerte funzionario inviato direttamente dal Cremlino,Migliavacca.
La candidatura di Gasbarra serviva a rimettere in campo pezzi di Pd che tutto hanno governato nel passato e volevano tornare a farlo ma con una riverniciature ideologica che non guarda a sbavature tipo quella di utilizzare il volto bello e disponibile dell'unico "sbardelliano che non aveva bisogno di rubare", ovvero Enrico Gasbarra. Anche questo al di lá dei meriti di Enrico che,come tutti sanno, é persona gradevole e capace anche di far politica. Se vuole.
Senonché in questi anni non ha voluto. Un pó perché non é andata a buon fine la promessa di Bersani di un posto di sottosegretario o addirittura Ministro ( motivo per cui gli ex sbardelliani hanno votato Fassina alle primariette-Correntarie,turandosi il naso -come Fassina peraltro- rispetto al loro vetero anticomunismo). Un pó perché guardandosi intorno ha capito che non era aria....chi viene dal Pci ancora qualche voglia di politica e partecipazione c'è l'ha , molti dei dirigenti ( non il popolo o i militanti sia chiaro) che vengono dai Ds invece hanno assunto un comportamento da "ceto politico" avrebbero detto gli ex Pci , oppure da Doroteo nell'animo dico io.
E dunque bando alla politica.
Le iniziative del pd regionale non hanno raggiunto nemmeno un decimo del Pd romano che di politica ne ha fatta poca ma almeno le fiaccolate e la festa democratica le ha sempre tenute.
La svolta di Zingaretti dal Comune alla Regione senza spiegazioni politiche plausibili e quella del "votiamo Marino che vince" ( salvo oggi fargli la guerra sotterranea) ha aggiunto il sale alla "delenda Cartago" ovvero delenda Pd.
A chi interessa oggi un partito di cui si vergognano sia Zingaretti che Marino,in ossequio al populismo regnante per cui si deve sempre far dimenticare che si milita in un partito, almeno in prossimitá delle elezioni?
Vogliamo essere costruttivi?
Forse é ora che si torni a far politica; che si abbia un programma per la Regione Lazio o Roma che non coincida necessariamente col partito del Presidente o del Sindaco.
Forse é ora che si ragioni seriamente e civilmente sui circoli e gli eroi che li tengono in piedi nonostante l'antipolitica anti partito alligni anche tra i dirigenti del Pd e delle istituzioni che governiamo.
A questo proposito una domanda: ma se bisogna costruire ( o ricostruire perché l'Ulivo l'aveva già fatto) un campo piú largo ( ed io sono d'accordo a priori) se poi il campione del campo largo diviene chi apre a destra e chiude a sinistra, al di lá della opportunitá elettorale ( oggettivamente é recuperando voti che si vincono le elezioni)qualche domanda sulla strategia del campo largo ( che mi pare indichi a sinistra piú che altro) la si dovrá fare?
Intendo dire che é,ancora una volta e di piú, sui programmi e non sulla geopolitica ideologica o peggio ancora correntizia, che si deve costruire.
Questo oggi é nelle mani,nel Lazio, di Melilli e a Roma di Cosentino,ma francamente fatico a distinguere il cammino segnato per il futuro.
Nel nazionale,posto che non é certo il "focus" di Renzi, qualcuno ritiene che il partito abbia ancora una funzione?
Io penso di sí. Ancor piú con un Presidente del Consiglio molto presidenzialista di suo( e non é una offesa ma una constatazione). 
Quando la personalizzazione e la mediatizzazine della politica-ne sono convinto- sará ridotta dalla forza delle cose a dover tornare alla Politica Politica, a cosa ci appiglieremo se non ad una idea di partito e comunitá dove prevalgano le idee ed i programmi?
Meditiamo,amici e compagni,anche sui flop.
E non nascondiamo la discussione come accadde dopo la fine del modello Roma,cosa di cui cui ancora oggi,proprio oggi,paghiamo le conseguenze.

domenica 9 febbraio 2014

DEJA VÚ La politica al tempo dello streaming

La ricostruzione del rapporto Letta-Renzi registra la stucchevole caterva di commenti dei "laudatores" e "detractores" ( si dirà così ?) che non si differenziano molto dai cortigiani precedenti
( e futuri). Magari un pensierino a cosa é meglio per l'Italia? .... Un ricordo di quello che significó in termini di giudizio definitivo ( anche ingiusto per certi versi...) su D' Alema  e Franco Marini? E sulle sorti dell'Ulivo? Mentre i sondaggi ( per quel che valgono, ovvero come indicazioni generali di tendenze)  segnalano che non c'é nulla di scontato e tantomeno una vittoria scintillante.
Davvero illuminante appare,piú di ogni altro editoriale,il pezzo di ieri di Filippo Ceccarelli sul ruolo dello "streaming" in politica e la finzione,la realtá e, aggiungerei io, la verosimiglianza .
Puó la politica essere solo la risultante di un processo fatto solo di raggiungimento di obiettivi tattici? E per quanto tempo si potrá porre l'accento sui comportamenti dei pentastellati figuranti di Grillo e Casaleggio quando divenire Presidente,Sindaco,Leader , non appare mai come il mezzo per fare politiche industriali o di innovazione ,o rinnovato welfare ma solamente il raggiungimento di una   pur legittima soddisfazione personale ?
Vale per Letta e per Renzi e vale per ognuno di noi.
Lo stesso si registra a Roma dove l'ipocrisia  alligna nei rapporti con Marino che in pochi mesi registra prima consensi senza critica alcuna e poi l'assenza voluta nel ritiro che si vorrebbe definitivamente chiarificatorio mentre salta il capo della segreteria politica che si vorrebbe ritornato al partito per compiti non rinviabili.
Possibile mai che abbia sempre ragione McLuhan che il medium vale piú del messaggio ovvero che Twitter,facebook e le altre diavolerie invece di avvicinare la politica ai cittadini diventi invece solo una vetrina da consegnare al proprio staff per non avere un confronto reale?
La veritá é che una tale situazione postulerebbe piú politica ( piú politiche industriali, sociali, di welfare rinnovato di doveri accanto ai diritti richiesti) e piú partiti veri non semplici comitati elettorali.
Lo streaming come un flusso di coscienza cancella invece responsabilitá per regalarci aneddotica e "colore".
Servirebbe invece tornare ad investire sul tempo lungo. Ma questo significa mordersi la  lingua e pensare fino a dieci prima di dichiarare.
Scoprire che con qualche anno di anticipo si era visto giusto sulle carceri piú umane e sul garante nazionale dei detenuti ,sulla necessitá di un reddito minimo di cittadinanza, sulla inutilitá della spesa per gli F35 senza un adeguata revisione delle politiche di difesa che comprenda anche il ruolo internazionale dell'Italia, comprese le politiche di cooperazione allo sviluppo( per quest'ultima riforma un anno perso per la volontá di insistere su un Ministero ad hoc invece di far cambiare nome e ruolo al MAE) amareggia ma ci convince anche che alla fine la moneta buona puó scacciare la cattiva.
Purché si torni alla politica con la P maiuscola e si abbandoni la politique politicienne.
Ma ci vuole umiltá da parte di chi quella politica l'ha ignorata e certamente anche da chi l'ha praticata senza iattanza.
Noi ci mettiamo la costanza.Vediamo se qualche segno di resipiscenza arriva.

domenica 26 gennaio 2014

I GIORNI DELLE VERITÁ RIMOSSE. Omaggio non retorico a "giorni bugiardi" di Geloni /Di Traglia

Sospeso per rispetto per il ricovero di Bersani ecco il mio giudizio sul libro "giorni bugiardi" di Geloni-Di Traglia.
Il libro intanto vale la pena di leggerlo perché é una bella ricostruzione senza fronzoli e senza rivelazioni eclatanti ma ben fatta come si conviene a due bravi giornalisti come Chiara e Stefano. Ed é anche una ricostruzione piena di passione per la politica, che si fa apprezzare in una fase in cui sembra dominare solo l'immagine e il gossip.
Detto questo io credo che la ricostruzione pecca di una lettura dal di dentro : i fatti ci sono ma l'interpretazione é una sorta di inno "al destino cinico e baro".
Purtroppo invece si tratta del racconto di una sconfitta alle elezioni annunciata da una gestione troppo rivolta alla "ditta"cosí come la conoscevamo.
Bersani ha difeso una idea del partito un pó antica( alla quale in parte appartengo anche io sia chiaro) nel quale la parte del leone l'hanno fatta personaggi che,francamente,oltre a non passare alla storia ( ma questo non é un demerito di per sé) non avevano i talenti per difendere e sviluppare la nostra "ditta": le riforme poteva certo indicare Violante ma non realizzare nelle trattative Migliavacca che non riuscí a risolvere nemmeno il guazzabuglio del segretario regionale del Lazio....; la questione economica era cosí delicata che certamente non era Misiani in grado di dare risposte e nello stesso tempo indicare una strada con la capacitá di dialogare con l'esterno come oggi si conviene ad un Tesoriere che voglia spiegare le ragioni del finanziamento pubblico della politica e dei partiti ( che io credo ancora necessario). Né i Dipartimenti,Forum o come diavolo fossero chiamati ( per la veritá sin dai tempi di Veltroni e Franceschini) hanno dimostrato- con rare eccezioni- una gran vitalitá a parte una certa tendenza al compromesso che,propria dei membri di un Governo, é assolutamente fuori luogo nei settori di impegno di un partito che si propone come alternativa di Governo futura.
Un esempio per tutti la triade Gentiloni ( immarcescibile dai tempi della Margherita e pure Ministro che non ha fatto il conflitto di interessi pur essendo proprio al dicastero giusto!),Orfini,Rognoni ,rispettivamente alla comunicazione,cultura e non si sa bene cosa di Rai e tv e radio in generale...
Quale é il progetto sui beni immateriali culturali ,la comunicazione e l'informazione del partito di Bersani nel mentre tutti si mediatizzano e viviamo a livello 2.0 e forse anche 3.0 ogni giorno in politica e nella vita?
Inevitabile poi che ti becchi gli strali di tutti se non hai una politica e per far buon viso a cattivo gioco ti ritrovi a regalare i due consiglieri di amministrazione Rai al "partito di Repubblica" con l'illusione che cosí stai meno contestato e avrai aperto alla cosiddetta "societá civile". Qualcuno vuole dirci
in cosa la Rai é cambiata in meglio con la presenza di Tobagi e Colombo,degnissime persone che peró erano assolutamente astruse dal contesto? Faccio presente per onestá intellettuale che anche Franceschini-Gentiloni precedentemente erano riusciti a regalare la Presidenza Rai sempre a Repubblica  e gli attacchi contro lo strapotere dei partiti Rai non erano certo scemati mentre continua a languire una idea generale del servizio pubblico radiotelevisivo da parte del partito e anche quella "societá civile" dovrebbe cominciare a fare i conti colle sue responsabilità ....
L'epilogo é derivato-secondo la mia modesta opinione- da una lettura sbagliata di ció che é avvenuto con le primarie Bersani Renzi.
La segreteria di Bersani é rimasta "in - adeguata" ( e a ritroso poiché fui l'unico a dirlo dal palco di Areadem di Cortona,spiegando perché pur in presenza di quel giudizio accettavo di partecipare al progetto franceschiniano di renderla adeguata alle sfide del tempo, voglio dire che sbagliai anche io a non accettare l'ipotesi di chi diceva di andare subito al congresso dopo l'addio di Veltroni) ma alle primarie contro un Renzi ancora "immaturo" alla candidatura a Premier Bersani diede davvero il meglio di sé. 
Solo che la campagna elettorale di marzo 2013 é stata la continuazione delle primarie con incontri che riempivano solo i luoghi frequentati da noi del Pd e alla fine si é visto nei risultati. Complice anche il sondaggio o fatto al telefono e dunque senza le opzioni dei piú giovani,per esempio,che hanno inciso sulla comune sottovalutazione di M5stelle.
Da lí in poi i nodi sono venuti al pettine e qui hanno ragione Di Traglia e Geloni a raccontare nella semplicitá ed anche nella abnormitá di alcuni comportamenti le ragioni scatenanti dell'addio di Bersani: se eleggi i parlamentari con le primariette correntiste ( solo due paginette per dirci che abbiamo eletto due giovanissimi, e il resto invece?) e senza che i gruppi parlamentari si prendano la responsabilitá di spiegare chi ha lavorato e chi no,chi ha prodotto risultati e chi no, chi ha pagato le quote del partito nazionale, regionale e perfino dei circoli e chi no, é chiaro che rimani schiavo dei "franchi tiratori".
Hai mollato gruppi parlamentari che avevi costretto a votare per un anno e mezzo Monti in compagnia di Gasparri e non si erano ribellati per spirito di partito e li sostituisci per dirlo in tv un paio di volte con chi risponde solo alla propria corrente ed ai propri personali iscritti ( magari ci fossero le correnti di pensiero) e ti stupisci della loro propria inaffidabilitá?
Bersani é un galantuomo e nemmeno troppo "antico" e non meritava il finale raccontato dal libro ma i "giorni bugiardi" lo sono stati soprattutto nei mesi passati e negli anni di una segreteria in cui assieme ad un gruppo dirigente impaurito dalle polemiche sulla casta e connessi non si é voluta fare una selezione basata sul merito ed i talenti. Bersani ha pagato anche conti non suoi e su questo Geloni e Di Traglia pur non dicendolo esplicitamente ,chiudono di fatto la loro riflessione.
Un libro che va letto e meditato,senza tralasciare il contesto. È mantenendo lo spirito e la passione dei suoi autori.

martedì 21 gennaio 2014

VOGLIAMO LA LEGGE ELETTORALE.....MA ANCHE LE ROSE (Matteo buona fortuna ma io rimango tra gli U2 e Dossetti)

C'é un che di parossistico in questi giorni che per come conosco un pó Matteo Renzi,non gli sfugge e gli dá anche un pó fastidio...lo so. É un ronzío che lo accompagnerà nel tempo che riuscirá a rubare alla politica 'politicienne'per cercare di lasciare un'impronta in questo Paese.
Conosco i limiti di Matteo ma anche il suo entusiasmo e la guasconeria che gli serve a non far vedere che soffre sapendo che un pezzo di sé -quello delicato  e sensibile- lo sta decisamente mettendo da parte pur di ottenere, e in tempi brevi, i risultati che ha promesso e che in molti gli hanno chiesto.
Che gli hanno chiesto anche sapendo che se va bene son tutti vincitori e se va male é colpa dell'irascibile,insopportabile,supponente Renzi che troppo promise sin dalla Leopolda.
Dico questo perché non mi meraviglio affatto dei tempi,delle modalità ed anche dei toni del Renzi segretario: l'ho conosciuto grande organizzatore di Lapo Pistelli ( che poi ha fulminato sulla via del Governo della città di Firenze commettendo il tipico peccato edipico ) e giá allora guardava un po' di sottecchi i piú grandicelli integrati nelle tattiche della sinistra dc classica ( Franceschini o Lusetti) o quelli un po' troppo pacifisti e anarchici come me o Farinone e peggio ancora della Lega Democratica di Scoppola e Prodi, considerati un po' troppo idealisti per i suoi gusti.
Alla lunga potrebbe avere ragione.
Anche se-debbo aggiungere- almeno noi pacifisti e anarchici,piccoli cristianelli in cammino tra gli U2 e Dossetti ( Matteo scrisse una sua prima opera " tra gli U2 e De Gasperi per cui lo presi in giro di avere come riferimento giovanile il leader trentino che uno apprezza quando diventa maturo e un pó pompiere....non a vent'anni) potremmo perdere ma mantenere le ragioni dei nostri torti...
E veniamo all'oggi: dunque ha vinto le primarie con il 70 per cento e di fatto é il padre-padrone del Pd e si gioca la leadership nazionale ma soprattutto la premier slip che é quello che gli interessa: per questo nel partito non media, insolentisce Cuperlo,impone e non propone le scelte.
Legittimo e ben giocato.
Non mi impicco ad un sistema elettorale,né ai moralismi di chi vorrebbe fare le riforme con tutti ma poi non bisogna parlare con chi prende il 25 per cento dei voti ( e io ho fatto il segretario nazionale del referendum sulla Legge Mammí,il pedigree c'è l'ho....).peró bisogna avr chiaro cosa significa questo passaggio: fine ( secondo me temporanea) del ruolo dei partiti politici come propulsori di politica a favore dei comitati elettorali; leadership personali rafforzate;ruolo salvifico del Capo.
Antidemocratico? No di certo.Usa e Francia sono democrazie solide.
Legge elettorale? Ma non é la politica , solo la pre- condizione di una politica.
Non é che De Gaulle fece la quinta repubblica a caso: impose le condizioni politiche che riteneva giuste. La legge elettorale é funzione della politica,non la politica.
Perció ci sto. Sto al gioco. E alzo l'asticella: quando andremo ai contenuti?
E quando andremo ai contenuti di questa politica dove sará la garanzia della democrazia partecipativa?
La richiesta di sapere di chi é la responsabilitá delle decisioni in democrazia vale quanto la rappresentatività della politica stessa.Non di meno.Neanche di piú,peró. È la politica é per sua natura dinamica: in tempi di crisi vogliamo sapere cosa ha deciso il Sindaco ed al massimo il Presidente della Regione.Il Premier naturalmente. Ma quando sperabilmente la crisi sará superata come garantire  che tutte le fasce sociali siano egualmente ascoltate? Come garantire che il welfare non divenga solo caritá per i bisognosi e regale concessione per chi si ostina a partecipare ed a "fare" la politica?
Un cammino iniziato negli anni ottanta del secolo scorso con Craxi e il suo "decisionismo", con i Sindaci ed i presidenti di regione eletti direttamente -oggi anche a sinistra ormai eletti nei fatti contro i partiti,anche i loro partiti,vedi anche il post elezioni di Zingaretti e Marino-si sta per concludere con un esito che inevitabilmente si chiamerá eufemisticamente "sindaco d'Italia" ma vorrá dire Presidenzialismo( gli effetti ci sono anche su Napolitano da tempo).
É antidemocratico? No naturalmente ma imporrá  scelte che potranno portare alla scomparsa di una idea partecipata della politica ed ad una diminuzione del ruolo dei contenuti soprattutto in combinato disposto con la mediatizzazine della politica.
Io penso che bisogna saper guardare in faccia alla realtá e come disse una volta Martinazzoli dando appuntamento alla politica.che non mancherá di tornare a farsi sentire.assieme ai partiti brutalizzati in primo luogo dalla pusillanimitá di parte dei gruppi dirigenti contro cui hanno votato nel pd l'8 dicembre scorso.
Ritorna la pacifica ostinazione un pó anarchica di chi pur ammirando da maturo De Gasperi ( e tanti altri saggi) continua a ritenere che la strada sia quella che passa tra gli U2 e Dossetti: pensare la politica,lavorare sui contenuti,"fare" la politica.
Tutto sommato le persone passano.La politica no.


VOGLIAMO LA LEGGE ELETTORALE....MA ANCHE LE ROSE !

martedì 31 dicembre 2013

INSTANCABILI CERCATORI SENZA CERTEZZE

Il 2013 non vorrei nemmeno commentarlo. E non solo per gli effetti delle Correntarie (poi qualcuno si stupisce dei 101 voti e piú contro Prodi?),le elezioni perse ( non vinte a metá,perse) le larghe intese con relativi giochi di prestigio tra chi vorrebbe votare subito e chi dopo.
No.Nonostante abbia un bilancio politico e personale a pezzi in questo Annus Horribilis,quello che mi rimane dentro sono alcuni vuoti ed alcuni pochissimi "pieni" su cui provare a ricostruire ( una esperienza ricorrente,un Karma ormai per me).
I vuoti sono Massimo Paolicelli,amico mite e mio mitico presidente della Lega Obiettori di coscienza,tra i primi esponenti della sinistra "ufficiale" con cui ho intrecciato un dialogo dai tempi in cui ero uno "strano" giovane dc ( definizione datami da Pajetta al termine di un mio intervento ad una assemblea di giovani pacifisti a Firenze....).Massimo mi manca.
E mi mancherà come una parte del mio corpo Alessandra Siragusa con cui ho condiviso la Palermo della Primavera ,di Sergio Mattarella e Leoluca Orlando,le litigate sulla Rete partito o movimento,la Rosa Bianca con Paolo Giuntella e Prodi a Brentonico,il cattolicesimo democratico e la sfida costruttiva alla sinistra ,il Pd e la vita.la vita piú di tutto,che lei ha bevuto fino all'ultimo sorso nel bene e nel male..non ho altre parole ed anche queste mi sembrano una stronzata....
Ma sono solo lí a significare che ho bisogno di riprendere un cammino. È di chiamare le cose con il loro nome.
Alle ultime primarie sono andato a votare ,perché lo consideravo un mio dovere e per rispetto agli amici e alle amiche che hanno creduto in me e mi hanno spronato in questo anno denso di lutti,traslochi,cambio lavoro e molta amarezza,soprattutto regalata inspiegabilmente ( o finalmente spiegabilmente) da cari amici (ex per quanto mi riguarda, sia detto con affetto....). Ma nessuno dei tre candidati mi ha soddisfatto veramente.
Per me conta la sostanza,i contenuti,la comunicazione e l'immagine quanto basta e soprattutto in relazione ai contenuti.
Per questo e senza contrattazioni di sorta mi convince la riflessione,lo stile,il metodo di lavFabrizio Barca http://www.partitodemocratico.it/doc/263651/barca-la-spinta-pd-sullesecutivo-deve-essere-visibile.htm
Dentro la sua riflessione c'é sostanza,coerenza ,un cammino non facile da fare.
Non so se ci incontreremo ancora (spero di sí,abbiamo avuto assonanze nella sua presentazione al mio libro su Dossetti  )ma io vorrei ripartire da lí.
C'é bisogno di una democrazia solida, dunque di partiti che siano dentro la societá e non pretendano di crearla, anche solo con l'immagine.
È c'é bisogno di un governo della societá che solo dopo avere verificato le sue ragioni divenga Governo possibile.
Sento il dovere anche per quei "vuoti", che tali rimarranno,di provare di nuovo, di sbagliare ancora,di ricercare un cammino.
Buon 2014 a tutti noi cercatori senza  certezze !

lunedì 6 maggio 2013




Andreotti e l' ombra di Talleyrand
(il potere logora chi non ce l' ha...)


La morte di Giulio Andreotti non è cosa da relegare ad un esercizio in punta di penna sospeso tra blog e twitter.Nè come fatto di pietà cristiana ed umana di fronte all' inconoscibile per tutti, nè tenendo conto che egli è uno degli ultimi superstiti di tutta la storia repubblicana e democratica di questo paese e ci vorranno anni per un giudizio storico,  e soprattutto  di consultazione di carte e documenti, che-a mio modesto avviso- non conterranno nulla di esplosivo ma qualcosa di molto più simile alla "aurea mediocritas" di cui Giulio Andreotti si vantava.
Voglio perciò solo dire cosa ha rappresentato soggettivamente ,per me, Giulio Andreotti,senza acrimonia ma anche senza falsa retorica.
Giulio Andreotti era un abile uomo dello Stato ma non uno statista,per me.
Era la Dc a cui non mi sarei mai iscritto ,se non ci fosse stata la Dc di Zac e dell' Anselmi e, a Roma, di Giovanni Galloni.
Non mi sono mai interessato dei suoi guai giudiziari,nè mi interessavano politicamente.
Mi bastava,per dare un giudizio politico,l' unico che mi interessava e per certi versi competeva, ricordare che i suoi quattro rappresentanti in Direzione Nazionale della Dc erano Bonsignore
( Ndrangheta in Piemonte),Salvo Lima dalla Sicilia,Vittorio Sbardella a Roma ( visto da vicino....)...il quarto..."er più pulito", era Franco Evangelisti . E questo chiudeva la mia analisi.
Spesso aggiungevo: ve l' immaginate Zaccagnini che si fa rappresentare da questi quattro?
O da Cirino Pomicino al Governo?
Ecco,per me Andreotti ha rappresentato per tutta la vita un parametro di riferimento in questo senso: come evitare l' appagamento del generone romano,provinciale e insofferente allo Stato; come evitare di avere una corrente fatta di persone che non sai mai a chi hanno prestato davvero giuramento; come evitare di essere figli di una cultura dell'eterno presente, in cui non si fa mai memoria del passato e non si fa mai credito al futuro.
Che non significa dimenticare la complessità del personaggio, l' abilità organizzativa e sistematica, il pragmatismo talvolta risolutore ( ma sempre a breve termine, il medio lungo periodo non esiste...) che lo hanno caratterizzato e che sono pure qualità dell' amministratore di Stati.
Direi che in questo senso Giulio Andreotti è stato il "tecnico" più longevo e capace della nostra storia Repubblicana:intorno e negli anni, c'era guerra di valori e di scelte, di ideologie e di posizione personale o di partito...lui proponeva una scelta al di sopra ( o al di sotto ...) delle parti, scevra da passioni,calmante, anestetica.... con battute che-da romano,lo riconosco-sono tipiche del nostro spirito nero e secolare, e che sono passate alla storia anche quando non facevano che confermare proverbi e motti di un passato ultra-bimillenario.
Qualche anno fa rimasi stregato da un film di Edouard Molinaro, "le souper", con due grandi attori come Brasseur e Rich, che era tratta da un testo teatrale di Brisville sulla notte in cui Fouchè  e Talleyrand dopo aver tradito il re, servito la Rivoluzione  e poi Napoleone a due riprese, decidono assieme di passare di nuovo ai Borbone....grande testo sulla politica e sull'uomo e anche il luogo dove ritrovai la battuta sul "potere che logora chi non ce l' ha",ovviamente detta da Tayllerand ( e il testo di Brisville è storicamente fondato....).
Ecco da allora ho capito che Giulio Andreotti non ha mai tradito il suo riferimento ( più o meno esplicito) che, "à la rigueur",  non è Alcide de Gasperi bensì il conte Talleyrand -Perigord.



sabato 4 maggio 2013



HABEAS CORPUS


Correntarie svolte,elezioni pure.Elezione del Presidente della Repubblica ottemperata. Governo nuovo in carica ed operante con viceministri e sottosegretari installati.
Con una buona dose di ironia potremmo fotografare a scelta 
( ognuno ci metta chi vuole) un leader del Pd come il George Bush Junior con il sorriso stolido che portava sul ponte della nave da guerra su cui era stato scritto alle sue spalle "Mission Accomplished".
Se non che, i nostri "franchi tiratori" sono ammontati tra i 200 a Marini e i 101 a Prodi ( effetto Correntarie ? ) le elezioni non le abbiamo "non vinte" ma, chiedendo al Paese una maggioranza certa, le abbiamo perse;al Quirinale abbiamo dovuto chiedere in ginocchio a Napolitano di restare;al Governo siamo col Pdl ed un programma di emergenza nazionale.
Dare tutta la colpa a Bersani? Non mi pare giusto nè serio. Bersani non era un leader "adeguato" nemmeno nel Congresso che lo vide vincere su Franceschini ,ed allora si parlava solo di leadership del partito; e quando andò in crisi una prima volta si decise (io ero contrario e lo dissi anche a Cortona -Youtube minuto 2' e30" -ma sono un tipo "disciplinato" e accettai la decisione comune, dunque sono anche io "colpevole")di "adeguarlo" fino alle primarie dell' ottobre 2012 dove il partito ed anche Bersani, dettero il meglio di sè.
Poi cosa è successo? Che le primarie sono continuate per noi mentre nel Paese c'era la campagna elettorale a stretto contatto con un Paese sempre più sgomento ed impaurito. E "incazzato" (scusate ma è il termine giusto che la lingua italiana moderna ci offre....). 
Abbiamo parlato con serietà,ma tra di noi. 
E un quarto degli elettori ha votato la destra (non solo Berlusconi);un quarto ha votato per Grillo (tanti di noi...). Inoltre il Paese ha deciso che della sinistra che vuole esaltare i conflitti e le posizioni di principio ma non le porta a compimento o al Governo, non gliene interessa più ( il voto a Ingroia e lo striminzito risultato di Sel per esempio, la sparizione di Idv).
Con Renzi sarebbe stato diverso? Non lo so e tendo a non crederlo perchè troppa era la rabbia della gente comune non toccata dalla politica e dalla propaganda dai partiti.In ogni caso aveva perso le primarie e se si è fatto un errore nel caso lo si è fatto allora.
Bersani poi, anche senza volerlo, ha dato il peggio di sè: una volta tanto sono d' accordo con quanto scrive Petruccioli su QDR : l' errore politico, di base,è aver creduto o aver voluto far credere che avessimo vinto. Da quello è derivato l' inseguimento inutile ai grillini ( in streaming avremmo dovuto dire : avete molte ragioni ma il modo in cui le porgete è insostenibile,o anche semplicemente "Vaffanculo"). Inoltre se Bersani si fosse presentato dimissionario in Direzione Nazionale ( "ho chiesto la maggioranza in entrambe le Camere e non l' ho ottenuta, volete altro leader o che vada da Napolitano con tutte le possibilità di fare un Governo,anche di emergenza?"), avrebbe ricevuto un mandato ampio con cui tentare di avere il governo di emergenza nazionale prima delle votazioni per la Presidenza della Repubblica.
Che a quel punto sarebbero state altra cosa da un rodeo in cui la posta era non solo il Quirinale ma anche Palazzo Chigi e la sua formula. Peraltro da adottare con  un personale politico selezionato in maniera strettissima ( votavano solo iscritti e maggioranza delle primarie di ottobre ma con elelnchi disponibili solo per alcuni ) tra Natale e Capodanno, che senza una guida politica si sono rifatti al loro primato di eletti da "constituencies" correntarie.Per l' appunto.
Quello che è seguito è un Governo che trae fondamento dalle giuste questioni di emergenza nazionale secondo la formula di un semipresidenzialismo strisciante che non può che preludere al semipresidenzialismo vero. E qui non esprimo un giudizio ma  solo, leggo un fatto.
A questo punto torno all' inizio del problema. 
Habeas Corpus:si conduca il partito, preso in ostaggio dalle correnti e dalla politica sbagliata, di fronte ai suoi giudici,ovvero gli iscritti e gli elettori;si sentano le ragioni di parte, si decida che cosa si vuol farne.
Non stiamo parlando di un partito qualunque ma di quello che fondammo nel 2007 e che volevamo fosse l' architrave della democrazia italiana; che chiamammo "democratico" per questo. Che voleva includere e costruire certamente una identità ma a partire dal nuovo che in noi e fuori di noi.
Che era allegria dell' incontro tra culture e non sottobosco di correnti che sembrano più legate a persone che a reali idee ( che nello scontro, se esistono ,sono ricchezza,semmai).
Quel partito va liberato e deve agire nella società.Deve avere una idea di cambiamento della società,non solo dei ministri. Altrimenti qualunque "tecnico" è sempre più avanti di noi.Ma per l' appunto la tecnica ha bisogno di una "vision", di una proposta al Paese che lo faccia sentire pronto a cambiare, a vivere un' epoca nuova.
Credo di non essere il solo a pensare che il partito,inteso come una comunità di destino, aperto alla società,curioso di conoscere la società reale, di essergli al fianco ,di non far fare allo Stato ed al governo il ruolo di semplice notaio, è il partito costituzionale che disegna l' articolo 49 della nostra Costituzione!
In questo senso mi attrae poco la questione dei nomi e moltissimo la necessità che si lavori con lena al ridisegno del partito: è da lì e non dal governo di emergenza che verrà la forza per proporsi di nuovo al Paese e chiedergli i voti per far governare una coalizione di reale progresso.
Per questo il congresso può essere davvero un momento importante e salutare se tutti ci metteranno il loro impegno, anche più di quello che abbiamo messo nel cercare lo spazio di governo.
Io ci credo ancora. Sarà la mia battaglia dei prossimi mesi.