lunedì 17 febbraio 2014

UN FLOP CHE VIENE DA LONTANO. Le primarie fantasma del Pd per i segretari regionali

Dopo una settimana,anzi forse meno, di passione, mista ad analisi,choc,qualche insulto,che cosa ci si poteva aspettare da elezioni primarie per eleggere i segretari regionali ?
L'interesse é poco, e comunque per altro. La motivazione delle primarie aperte sbagliata. Il flop piú o meno atteso. Massime ,nel Lazio.
Siamo brevi ma precisi. Il Lazio piú di ogni altro reca con sé la responsabilità di questo flop visto che é soprattutto per il Pd del Lazio che oggi ci ritroviamo con le primarie "aperte": tre anni fa chi voleva eleggere Enrico Gasbarra segretario regionale insistette ed ottenne primarie "aperte" ai cittadini dopo che per oltre un anno si era consumata una vicenda ingovernabile al di lá dei demeriti di Mazzoli da Viterbo, e oltre ogni sforzo titanico del grigio ma solerte funzionario inviato direttamente dal Cremlino,Migliavacca.
La candidatura di Gasbarra serviva a rimettere in campo pezzi di Pd che tutto hanno governato nel passato e volevano tornare a farlo ma con una riverniciature ideologica che non guarda a sbavature tipo quella di utilizzare il volto bello e disponibile dell'unico "sbardelliano che non aveva bisogno di rubare", ovvero Enrico Gasbarra. Anche questo al di lá dei meriti di Enrico che,come tutti sanno, é persona gradevole e capace anche di far politica. Se vuole.
Senonché in questi anni non ha voluto. Un pó perché non é andata a buon fine la promessa di Bersani di un posto di sottosegretario o addirittura Ministro ( motivo per cui gli ex sbardelliani hanno votato Fassina alle primariette-Correntarie,turandosi il naso -come Fassina peraltro- rispetto al loro vetero anticomunismo). Un pó perché guardandosi intorno ha capito che non era aria....chi viene dal Pci ancora qualche voglia di politica e partecipazione c'è l'ha , molti dei dirigenti ( non il popolo o i militanti sia chiaro) che vengono dai Ds invece hanno assunto un comportamento da "ceto politico" avrebbero detto gli ex Pci , oppure da Doroteo nell'animo dico io.
E dunque bando alla politica.
Le iniziative del pd regionale non hanno raggiunto nemmeno un decimo del Pd romano che di politica ne ha fatta poca ma almeno le fiaccolate e la festa democratica le ha sempre tenute.
La svolta di Zingaretti dal Comune alla Regione senza spiegazioni politiche plausibili e quella del "votiamo Marino che vince" ( salvo oggi fargli la guerra sotterranea) ha aggiunto il sale alla "delenda Cartago" ovvero delenda Pd.
A chi interessa oggi un partito di cui si vergognano sia Zingaretti che Marino,in ossequio al populismo regnante per cui si deve sempre far dimenticare che si milita in un partito, almeno in prossimitá delle elezioni?
Vogliamo essere costruttivi?
Forse é ora che si torni a far politica; che si abbia un programma per la Regione Lazio o Roma che non coincida necessariamente col partito del Presidente o del Sindaco.
Forse é ora che si ragioni seriamente e civilmente sui circoli e gli eroi che li tengono in piedi nonostante l'antipolitica anti partito alligni anche tra i dirigenti del Pd e delle istituzioni che governiamo.
A questo proposito una domanda: ma se bisogna costruire ( o ricostruire perché l'Ulivo l'aveva già fatto) un campo piú largo ( ed io sono d'accordo a priori) se poi il campione del campo largo diviene chi apre a destra e chiude a sinistra, al di lá della opportunitá elettorale ( oggettivamente é recuperando voti che si vincono le elezioni)qualche domanda sulla strategia del campo largo ( che mi pare indichi a sinistra piú che altro) la si dovrá fare?
Intendo dire che é,ancora una volta e di piú, sui programmi e non sulla geopolitica ideologica o peggio ancora correntizia, che si deve costruire.
Questo oggi é nelle mani,nel Lazio, di Melilli e a Roma di Cosentino,ma francamente fatico a distinguere il cammino segnato per il futuro.
Nel nazionale,posto che non é certo il "focus" di Renzi, qualcuno ritiene che il partito abbia ancora una funzione?
Io penso di sí. Ancor piú con un Presidente del Consiglio molto presidenzialista di suo( e non é una offesa ma una constatazione). 
Quando la personalizzazione e la mediatizzazine della politica-ne sono convinto- sará ridotta dalla forza delle cose a dover tornare alla Politica Politica, a cosa ci appiglieremo se non ad una idea di partito e comunitá dove prevalgano le idee ed i programmi?
Meditiamo,amici e compagni,anche sui flop.
E non nascondiamo la discussione come accadde dopo la fine del modello Roma,cosa di cui cui ancora oggi,proprio oggi,paghiamo le conseguenze.

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