sabato 14 aprile 2018

RICOMINCIAMO DAI “FONDAMENTALI”

RICOMINCIAMO DAI FONDAMENTALI


PACE, EUROPA,SUPERAMENTO DEL LIBERISMO
RIFORME POSSIBILIk
UN CAMPO DEL CENTROSINISTRA


Questa nota era pensata per introdurre il libro di 
Vannino Chiti,” la democrazie nel futuro”, pregevole riflessione, completa sulla politica, la democrazia in Italia in Europa e nel mondo,che ho l’onore di introdurre il

19 aprile alle ore 18:30 
al circolo PD di donna Olimpia Roma.


Non potevo però non farla precedere dall’attualità della guerra in Siria nella quale l’attacco delle basi di preparazione delle armi chimiche rappresenta semplicemente un gesto di diplomazia guerresca ,forse inevitabile ma che certamente non affronta davvero  il tema della Siria e più in generale del Medioriente e delle condizioni per costruire una pace duratura. Accettando la logica delle armi rischia di farci ritrovare ricattati dalla necessità di mantenere lo status quo oppure di ingerire nei comportamenti di gruppi di liberazione che troppo spesso sono poi asserviti, al di là delle

intenzioni,al radicalismo ideologico oppure alla necessità di procurarsi armi ed approvvigionamenti.
La pace,proprio il tema della pace coniugato con le capacità diplomatiche e con il ruolo geopolitico che svolgono gli Stati e l’Italia in particolare, è un tema scomparso da tempo dai radar della politica in generale e purtroppo anche del partito democratico e del centro sinistra. Credo per esempio che questo dovrebbe essere uno dei temi da cui ripartire con una visione globale di riforma delle Nazioni Unite, di ruolo della Unione Europea nelle Nazioni Unite e in particolare riferimento al seggio permanente nel consiglio di sicurezza. Interrogarsi sulla pace significa interrogarsi sul ruolo delle nostre forze armate e sulla loro disponibilità per gli organismi internazionali in particolare per svolgere un servizio di caschi blu all’interno delle Nazioni Unite; interrogarsi su tutte le azioni politiche diplomatiche che possono essere condotte prima e dopo per garantire che non nascano conflitti né interni nè fra Stati. E interrogarmi sul  bagaglio del tema dei diritti umani e civili che deve affiancare la tradizionale politica diplomatica.


Di questi temi è ricco per fortuna il libro di Vannino Chiti E soprattutto nella prima parte delle quattro parti in cui ho diviso la mia riflessione di lettura si vede un percorso che riconosco: cioè l’impegno per una politica che abbia un afflato generale; è un percorso che conosco e riconosco : domandarsi a che punto è il mondo l’Europa l’Italia e dove e come siamo situati noi in questo contesto è non una politica antica ma la politica con la P maiuscola.
Il secondo punto di riflessione di Vannino Chiti è in riferimento alle battaglie che la sinistra deve riprendere e a mio avviso viene detto nel libro anche se forse in maniera non esplicita,dobbiamo ripartire dallo shock della linea Thatcher Reagan. Dei due la più ideologica era la Thatcher che proponeva di vivere in maniera individuale perché “ la società non esiste esistono gli individui” E a questa affermazione ideologica e le linee di politica di economia che ne sono seguite,quindi il predominio dell’economia sulla politica e poi della finanza sull’economia che in tutti questi anni i progressisti non hanno risposto;Vannino Chiti si interroga su questo ed è bene che lo facciamo anche noi.
Il terzo punto è la questione europea peraltro dirimente anche nelle ultime elezioni politiche e nel frangente che viviamo attualmente in Italia. Su questo concordo pienamente con la visione europeista e federalista solidale che Vannino Chiti propone peraltro essendo stato lui presidente della commissione affari europei che io avuto l’onore di servire come segretario nella precedente legislatura..
 In ultimo e fa bene Vannino a porlo in questi termini, la questione italiana con la necessità di un pragmatismo nelle riforme e non di progetti epocali che assumono un valore ideologico e vengono spesso respinti. Con il rilancio della democrazie rappresentativa e parlamentare come scelta e non subita come un approccio Antico da rottamare;infine con il ruolo di un partito vero che sia in campo all’interno di un movimento del centro sinistra che raggruppi non solo partiti ma associazioni movimenti e quanto si muove nel campo della cittadinanza
Iniziamo a ragionare......


martedì 3 aprile 2018

Lettera aperta a Mario Calabresi

Perché ti scrivo? Perché penso che "la Repubblica", come il Pd debba interrogarsi anche sulle sue responsabilità almeno per gli ultimi venticinque anni della politica e della società civile italiana.

scritto da ROBERTO DI GIOVAN PAOLO 







































































Caro Mario,
ti scrivo oggi dopo aver letto il tuo editoriale di sabato 31 marzo di cui sottoscrivo ogni parola. Scrivere in dissenso è troppo facile e non sempre ispira la riflessione. Invece io, che leggo la Repubblica dal primo giorno di uscita mentre prendevo il bus che mi portava a scuola, spesso mi trovo d’accordo con te ma meno con le pagine del tuo-mio giornale e volevo scriverti ormai da un altro tuo editoriale, quello del 23 febbraio sul “vecchio film che va fermato”.
Perché ti scrivo? Perché penso che la Repubblica, come il Pd debba interrogarsi anche sulle sue responsabilità almeno per gli ultimi venticinque anni della politica e della società civile italiana. E poiché io sono affezionato ad entrambi, rispettosamente, mi sento di doverne far parte.
Vado subito al punto. Il tuo editoriale esprime perfettamente il senso di uno degli insegnamenti che ho avuto nella mia vita politica di militante della sinistra Dc, di cattolico democratico (e poi nel Pd): all’opposizione non ci vai, ti ci mandano. Significa che in politica vinci e perdi. Quando vinci non devi essere tracotante ed insensibile alle ragioni della minoranza, quando perdi non devi essere rancoroso ma uscire dall’angolo, tornare in gioco, battagliare sull’agenda politica. E convincere gli elettori della bontà delle tue idee.
I voti si contano non si pesano.
Le conseguenze sono una linea politica. Ma di questo parlerò se del caso nel mio partito (se ancora mio, se contendibile, se democratico…).
Parlando del mio giornale però a pagina 8 e 9 della stessa edizione ci sono due articoli sui guai giudiziari di Berlusconi e quelli possibili di Salvini.
Informazione. E informazione dovuta, per carità, e grazie di farla.
Tuttavia, negli anni, l’informazione su Berlusconi e altri ha solleticato la via giudiziaria alla soluzione politica.
Non ha funzionato. Come non ha funzionato la spiegazione di una presunta superiorità culturale ed etica della sinistra rispetto al resto del Paese che sono partiti di italiani e italiani liberi dai partiti esattamente come noi anche se noi abbiamo una idea diversa dell’Italia (interessante tra gli altri il libro di Daverio sugli italiani ndr)
Ricordo sempre Scalfari, bello da leggere e da ascoltare e però sempre con un suo tarlo che, più o meno implicito, ci pone sempre davanti: quello dell’amarezza per una Italia che invece di affidarsi a Parri (un padre della patria di tutto rispetto) ha invece votato i corpaccioni della Dc e del Pci.
Essendo refrattaria la Dc (e con tanti lati oscuri che come sai ho combattuto con tanti altri in prima persona) la Repubblica si è dedicata, dopo Berlinguer a influenzare il Pci e i suoi dirigenti aspirando ad essere la sua “direzione strategica”…
La Storia Pds, Ds, e poi nel Pd ha portato gruppi dirigenti sempre meno formati alla politica e senza più Frattocchie (o Camilluccia se vuoi) a trarre ispirazione, ma purtroppo anche l’unica loro formazione, dal consenso registrato su Repubblica. Fino a, di fatto, concordare una presidenza Rai, Galimberti, e poi due consiglieri, quelli del Pd di Bersani, di grande prestigio, con Colombo e Tobagi ma onestamente politicamente poco incidenti nel governo di un grande luogo di senso comune della nostra società civile e politica quale la Rai.
E che dire del cedimento al “colore”, una volta dominio di Tornabuoni e Pansa e quasi collaterale, ora divenuto il luogo principe della politica : il cane di Buttiglione, le autoreggenti della Brambilla, i risotti di D’Alema, le sciate di Prodi, non nate a Repubblicama utilizzate per altre scorciatoie di colore rispetto al lavoro politico serio che molti parlamentari di qualunque ideologia hanno continuato a fare per il Paese (mentre altri distruggevano l’immagine della politica sia chiaro… non giustifico assolutamente, anzi).
Nel tempo ogni leader Pd ha ritenuto di guardarsi nello specchio de la Repubblica e con esso misurare i parametri delle proprie scelte depauperando (colpa loro certo ) il partito di uffici e dipartimenti di studio, sostituendo conferenze stampa a tre giorni di riflessioni, immaginando che le battaglie per i diritti civili fossero senza costi, senza riflessione, senza substrato culturale.
Voglio dirti che questo esalta e non diminuisce il ruolo del tuo-mio giornale ma nello stesso tempo misura anche una delle perdite culturali e metodologiche del partito che ho contribuito a fondare per allargare l’Ulivo e parlare al Paese e pure agli avversari.
A seguire l’obbligo di parlare solo di temi semplici e non difficili da perseguire: la pace no perché non è nelle nostre mani (ma sta nella Costituzione), le carceri no perché la rieducazione non fa notizia (ma sta nella Costituzione), il disagio sociale no, perché tanto se lo ascrive la destra (ma poi vinciamo ai Parioli o in centro a Milano e a Lorenteggio o Torbella Monaca non sanno più cos’è la politica e c’è il degrado delle relazioni sociali in cui s’incunea la destra lepenista di Casapound e di Salvini).
La Repubblica ha forgiato e poi abbandonato leader e leaderini come la sinistra in genere: damnatio memoriae per Blair, Zapatero o Tsipras, spazio ai convegni da un giorno di meteore che non cito perché il mio pensiero è ragionare, anche con loro, non espellerli. Vengo da una storia politica in cui chi mi è vicino èalleato, non il primo avversario.
Insomma caro Mario, è chiaro che un giornale è un giornale e non deve fare il partito politico e un partito politico dovrebbe avere una spina dorsale.
Ma quando le classi dirigenti si confondono e la lotta per essere direzione strategica confonde gli spazi che peraltro coincidono col “lettorato” del giornale c’è bisogno di un passo indietro rispettoso e fatto anche di gentilezza umana per ripartire.
Il tuo editoriale è giusto e lo apprezzo come lettore del “mio” giornale e non necessariamente deve essere una linea di partito (o almeno per esserlo deve avere la maggioranza nel partito non sui social o sulla stampa).
Un partito deve avere una sua linea e ne deve essere convinto al termine di un percorso democratico fatto di analisi vere e non interviste ai giornali o di ritagli stampa.
Io continuerò ad amare e leggere criticamente il mio giornale.
E proverò a smuovere criticamente il mio partito.
Sperando che entrambi tornino a parlare a tutta il Paese e non solamente alla mia generazione o al mio ceto sociale.
Un abbraccio affettuoso dal tuo lettore
Roberto Di Giovan Paolo
https://ytali.com/2018/02/26/gerry-adams-il-prezzo-della-pace/


Gerry Adams e il prezzo della pace

Il leader storico del Sinn Féin lascia. Lui e la sua generazione hanno raccolto un Paese in fiamme, guidandolo, nel sangue, nella violenza, nei tentativi di cambiare, nel processo di pace, fino a una dimensione diversa e moderna, quantomeno identica al resto dell’Europa.
scritto da ROBERTO DI GIOVAN PAOLO 


Il passo d’addio di Gerry Adams è il lascito di una generazione nata nella guerra dei “Troubles” e che lascia nella pace – si spera duratura – l’Irlanda del Nord.
Appassionato, a volte troppo taciturno (forse anche per se stesso), ai limiti di un’ambiguità che non potrà mai sciogliere (ma noi possiamo comprendere).
Potrebbe avere passato il fine settimana nella brughiera a passeggio con il suo cane e sarebbe davvero una gran notizia.
Non che sia difficile vedere passanti nella pioggerellina e nei campi verdi d’Irlanda con un bel cane saltellante a fianco… no, ma vedere Gerry Adams con fare da pensionato, una notizia lo è certamente.

“Un’altra giornata di cielo azzurro brillante. Una mattina fatta apposta per scavare, piantare, andare a cavallo”. Un tweet di @GerryAdamsSF
Perché questo è stato il primo fine settimana libero – anche da interviste da “ex”- da 34 anni a questa parte (e circa cinquanta dall’inizio della sua militanza), da che il leader riconosciuto del Sinn Féin ha fatto “il passo indietro” e ha lasciato la leadership del partito-movimento con cui è passato dai giorni della “Bloody Sunday” al governo misto di oggi giorno Unionisti-Repubblicani di Stormont Castle.
In questi 34 anni Gerry Adams è stato radiografato e vivisezionato, soprattutto per capire quale ruolo reale avesse svolto nell’Ira ai tempi delle bombe nei pub e degli assalti tra l’ Ira e bande paramilitari unioniste. In alcuni casi uscendone indenne in maniera chiara, in altri lasciando una scia spiacevole di “area grigia”, di cui peraltro non si è mai curato molto. Ha sempre detto di non essersi mai occupato di questo o quell’attentato e tantomeno di ferimenti o uccisioni. Ma questo non può voler dire molto per un uomo che è presente in tutte le immagini degli anni Ottanta e Novanta fino all’accordo e al cessate-il-fuoco del Good Friday, nel 1998, accanto a Martin McGuinness in tutti i funerali repubblicani di Derry e Belfast sullo sfondo di militanti Ira con la “cagoule” e la divisa da combattimento verde.
Martin McGuinness, lui sì, disse esplicitamente che era stato un comandante dell’ Ira, e peraltro di lui c’erano anche foto in quella stessa divisa verde degli altri suoi compagni, e lo confessò mentre allo stesso tempo diceva con Gerry Adams che la lotta militare doveva lasciar spazio alla politica; e firmò l’Accordo di Stormont con Blair e fu vice addirittura dell’ “acerrimo nemico”, il reverendo Ian Paisley, prima di assumere l’ incarico di premier del Nord Irlanda e condurre, al suo funerale lo scorso marzo 2017, non solo quattro Taoiseach (primi ministri) dell’Eire e il presidente della repubblica Michael Higgins ma anche l’ex presidente degli Usa, Bill Clinton, che fu artefice di quell’accordo assieme a Blair.
Gerry Adams invece non ha foto in divisa dell’Ira, ma è presente nelle foto di tutti i funerali di leader e militanti semplici dell’Ira, assieme a McGuinness; comincia a intervenire pubblicamente dopo il bagno di sangue del corteo pacifista e per i diritti civili (quattordici solo i morti, colpiti dal 1mo reggimento parà britannico),raccontato dagli U2 in “Sunday Bloody Sunday” (e prima da John Lennon e perfino Paul McCartney…) e prosegue a intervenire sempre più in pubblico, prima limitandosi a parlare di West Belfast (dove sarà eletto, anni dopo, al parlamento britannico, … e non andrà, ovviamente, come tutti i repubblicani irlandesi dello Sinn Féin per evitare il giuramento alla Regina), poi di tutta la lotta nelle sei contee ed infine si segnala quasi come il portavoce dei detenuti ai tempi del tragico sciopero della fame iniziato da Bobby Sands contro la Thatcher.

“Che giornata per piantare piantine di alberi!”.Un tweet di @GerryAdamsSF
In breve tempo egli è, ufficialmente, “il portavoce dello Sinn Féin” e inevitabilmente deputato a parlare in qualche modo con il comando dell’Ira, cosa che non dovrebbe riuscirgli difficile visto che anni dopo scopriremo, direi senza stupircene, naturalmente, che egli era divenuto “Chief” del consiglio politico, a cui si riferiscono tutte le cellule, tutte debitamente compartimentate, politiche o militari, dell’Ira.
Oggi noi diamo tutto questo per scontato (e peraltro senza alcuna dichiarazione puntuale in merito dell’ interessato) ma nella contemporaneità esistevano molte sottili e talvolta invece, spesse ed invalicabili, differenze, tra capi politici e militari dell’ Ira, e tra militanti Ira di città e campagne.

Un selfie di Gerry Adams con i suoi amici a quattro zampe
E tra l’Ira e una forza politica come il Sinn Féin, in cerca di identità; dichiaratamente, al tempo, di prospettiva socialista, ma impegnata in una lotta nazionale ed a tratti nazionalistica.
L’Ira era amata da irredentisti nazionalisti e da fautori della guerriglia socialista; aveva un background culturale e storico (“tutta” la simpatica Irlanda con scrittori e folclore annessi, per l’appunto) che pochi nel mondo possedevano; ragioni da vendere e una disciplina che mancava a molte gruppi armati nel mondo degli anni Settanta e Ottanta, e soprattutto un territorio con un popolo schierato.
Aggiungeteci i soldi dei milioni di irlandesi o discendenti irlandesi nel mondo, che saranno due o tre volte quelli che vivono lì… e soprattutto negli Usa.
Bene, tutto questo tuttavia non faceva uscire dai “Troubles”. 3500 esseri umani furono uccisi tra il 1969 e il 1998, donne, bambini, innocenti non schierati, che prendevano una birra al pub, tanto quanto – per dirne una di tante – il padre di Conlon che muore in carcere, rappresentato nel film “In the name of the Father” perché imprigionato ingiustamente per la strage nel pub a Guilford (imprigionato ingiustamente il figlio – scagionato dopo quindici anni dalla giustizia inglese stessa – e ancor più ingiustamente il padre, che era a casa sua a Londra solo per caso). E feriti, invalidi, orfani, vedove, e città sconvolte, divise, inabitabili.
Serviva una assunzione di responsabilità politica che, va detto, iniziò con Blair (non può aver fatto tutto male no? Forse un po’ di storiografia in più e meno, solo ideologica, damnatio memoriae servirebbe di più… ndr) e una trattativa per riaprire un dialogo sul Nord Irlanda e riproporre, nell’ambito della riforma dei poteri locali britannici un inizio di cammino, ovvero la riapertura all’autogoverno locale di Stormont Castle.
Arrivò Clinton a dare man forte.
Ma è evidente che nel 1998 solo un forte leader politico avrebbe potuto imporre all’Ira il cessate il fuoco. E solo un comando politico riconosciuto nell’Ira avrebbe potuto garantire allo Sinn Féin il mantenimento della tregua, la repressione dei “colpi di testa” (the “real Ira”… i singoli che usando liberamente la violenza poi imparano ad amarla…). Quale fosse il ruolo di Gerry Adams poco importa ora.
O forse lo sappiamo o l’abbiamo capito. È evidente che – con l’aiuto di McGuinness – lui riuscì a imporre la sua linea politica, un fatto che noi registriamo come logico, oggi, ma allora era una scommessa che poteva costargli non solo la popolarità o la leadership… da Michael Collins in poi in Irlanda si può essere eroi e traditori in pochi giorni…
Ora è inutile ripercorrere gli anni dal “Good Friday” a oggi, conosciamo le difficoltà ma anche la sorpresa di un Nord Irlanda economicamente in ripresa con governo “rudemente concorde” e con la prospettiva, diciamolo, che solo la diversa natalità regolerà i conti in un futuro referendum sull’unità dell’isola, quando i protestanti unionisti (qualche anno fa un figlio di media contro cinque dei cattolici…) saranno divenuti minoranza (anche se la contraccezione liberalizzata anche in campo cattolico ormai, potrebbe allungare i tempi…).
Va detto che la generazione di McGuinness e di Gerry Adams ha raccolto un Paese in fiamme e l’ha guidato, nel sangue, nella violenza, nei tentativi di cambiare, nel processo di pace, fino ad una dimensione diversa e moderna, quantomeno identica al resto dell’Europa.

Mary Lou McDonald di fronte al busto di del patriota Terence MacSwiney
Non è solo Adams che, come aveva promesso da anni, mantiene la promessa del ricambio e lascia. È una generazione che passa il testimone a dirigenti politici che non sono passati attraverso i “Troubles” direttamente; che sono divenuti dirigenti, dopo il cessate il fuoco dell’Ira e non hanno mai militato in una organizzazione paramilitare: Mary Lou McDonald è la nuova leader, nata a Dublino ed eletta al Sud. Ed era già al fianco di Adams al funerale di McGuinnes a marzo, insieme alla vicepresidente, anch’essa donna, Michelle O’Neill, leader invece in Nord Irlanda.
E Gerry Adams, nell’ultima intervista di domenica scorsa, con un pizzico di vanità ha ricordato questa crescita a Nord come al Sud; in generale, non parlando di sé, ma ben sapendo che lui è eletto deputato alla House of Commons a Londra ma anche al parlamento irlandese di Dublino contemporaneamente, una cosa occorsa raramente… forse solo a Éamon de Valera, padre fondatore con Collins dello stato irlandese e presidente per oltre un decennio da fine anni Cinquanta ai primi anni Settanta.
Non è decisamente un modo per dire che Gerry andrà d’ora in poi a funghi e a spasso col cane e si ritiene in pensione!
Nonostante abbia fatto ciò che aveva promesso: contribuire a fermare i “Troubles”, andare verso un processo di pace, portare lo Sinn Féin al governo (nel nord Irlanda ma potrebbe andare in coalizione presto anche in Eire); continuare la lotta con mezzi pacifici.
Per avere questi risultati Gerry Adams ha deciso di portare sempre con sé il prezzo della necessaria e necessitata ambiguità della sua figura. E non ci dirà nulla di più, non vuole e non può.
Con coerenza, senza dubbio.

lunedì 1 maggio 2017

RENZI VINCE LE PRIMARIE LA ROMA PERDE IL DERBY ED IO DUNQUE FACCIO OPPOSIZIONE COSTRUTTIVA,PER TORNARE A VINCERE

RENZI VINCE LE PRIMARIE LA ROMA PERDE IL DERBY ED IO DUNQUE FACCIO OPPOSIZIONE COSTRUTTIVA,PER TORNARE A VINCERE



Tanto per non girarci intorno é stata una domenica impegnativa ma con risultati chiari:
La Roma perde meritatamente il derby ,Renzi vince nettamente le primarie.
 Ci sarà occasione per tornarci sopra con riflessioni ampie ma alla fine della giornata bisogna essere seri e rifarsi ai numeri. Punto.

Su Renzi ho scritto poco ( perché non mi piace soffermarmi su questioni personali,peraltro Renzi ho sempre detto a voce per iscritto é certamente leader ed è certamente dotato di talenti,soprattutto tattici,innegabili) ho scritto molto -per la mia idea sobria di politica-di primarie.
Ora sono finite. Nella mia visione politica regna un solo segretario per volta; la maggioranza ha non solo il diritto ma il DOVERE di proporre e decidere; il partito é uno ed unito, alla minoranza spetta fare proposte costruttive.
Sui numeri non avevo dubbi e su tutti i miei scritti su @ytali da mesi lo dico apertamente....in questo primo round delle primarie,se Renzi non faceva un passo indietro, partiva dall'80 per cento dei dirigenti e dei parlamentari.....
Spero per il bene del Pd e del Paese che il secondo turno delle primarie,per così dire,non si svolga con le elezioni politiche.....
Questo il motivo, futuro, ma apertamente detto  ieri e oggi per cui ho ritenuto-per qualcuno sbagliando anche sulll'eventuale tornaconto personale( ma mi conoscono poco allora)- per cui ho deciso di "scendere dal carro del vincitore".....
Non mi interessa che alcuni sono abbonati al carro del vincitore, che si chiami Veltroni o Bersani o Renzi...
E non mi interessa in funzione del congresso romano del Pd nel quale credo che servirà una "coalizione di non allineati" da contrapporre alla mozione unica di chi ci ha fatto perdere con Marino e poi con la Raggi e che é presente tra gli eletti ed i coordinatori di tutte e tre le mozioni.
Ne riparliamo allora.
Per ora un "bravissimo" al Pd,unico partito davvero in campo, ed ai suoi simpatizzanti ed elettori ed un in bocca al lupo al segretario eletto Matteo Renzi; un grande grazie ad Andrea Orlando per la sua campagna politica e morale. Ad Emiliano per essere rimasto nel Pd.

LA ROMA
Annuncio ufficialmente che da questo momento a parte la scherma che é parte di me  e per cui vado agli europei master partendo dal 68 esimo posto di ranking europeo e dal 25esimo posto nazionale dell'anno passato ( Chiavari 26 maggio e Belluno 4 giugno le date fatidiche....)seguirò con grande impegno solo il cricket di cui mi onoro di conoscere regole e spirito con particolare attenzione verso il Gloucestershire e l'Edgabaston, poiché é arrivato il momento di dire che la Roma se la si ama la sí discute, anche :
-la squadra non é attrezzata per vincere ma solo per arrivarci vicino poiché nelle partite decisive non ci mette il cuore;
-la squadra non ha una rosa sufficiente e la società e il mister fanno finta di niente;
- la "primavera", vincente da anni, viene usata solo per fare cassa e non per rinforzare la rosa della prima squadra come avveniva in passato;
La società é assente soprattutto quando servirebbe ricordare che le partite con la Lazio, il Napoli o di Europa League si vincono soprattutto all'andata e soprattutto prima di entrare in campo
-non sono più disposto, a quasi 55 anni, a piagnucolare sui rigori, sulla Juve ( che fa la Juve lo sappiamo), sulla sfortuna,sulle montagne russe ( siamo i campioni del mondo, siamo dei brocchi) dei giornali locali come il messaggero o il corriere dello sport

Di conseguenza non vi seguo per un anno come provvedimento disciplinare ,pronto a rivedere il giudizio se cambiate atteggiamento 

Questi i pensieri ,fecondi e costruttivi, di una domenica sera in cui ho perso a, come sempre, sono in piedi

Ad maiora

lunedì 3 aprile 2017

Congresso Pd . CONCLUSA LA PRIMA FASE ORA LA PAROLA ALLE VERE PRIMARIE


La prima fase tra gli iscritti si é chiusa con numeri molto positivi per la partecipazione . Come iscritto al Pd questo dato mi rallegra. A maggior ragione per Roma dove evidentemente le iscrizioni cominciano a somigliare davvero al popolo degli iscritti . Ma su Roma tornerò dopo.
Renzi ha vinto bene con oltre il 60 per cento dei voti e Andrea Orlando costituisce una minoranza rilevante con più di un quarto dei voti nel partito. 
Emiliano ,come era evidente, tra gli iscritti va meno bene.
Il dibattito c'é stato, il voto pure e tutti bisogna saper accettare il risultato.
Per chi come me ha scelto Andrea Orlando l'impegno é per le primarie del 30 aprile ma mi piace continuare a ragionare non da tifoso ,come ho sempre fatto nella mia vita:
- ho aderito alla mozione di Andrea Orlando perché mi ritrovo nell'idea, coniugata al futuro e non al passato della "ditta",di ricostruire un partito con una voglia di argomentare, sperimentare, avere una leadership plurale, queste ragioni non vengono meno in vista del voto del 30 aprile  e non verranno meno nemmeno dopo visto che so fare sia la maggioranza che la minoranza e solo Buttiglione ha provato a cacciarmi dal partito ( pure Sbardella ma parliamo della preistoria) ma é stato respinto con perdite....io non mi scindo e non me ne vado, anzi partecipo più attivamente alla costruzione comune del Pd;

- aderendo alla mozione Orlando sapevo bene a cosa andavo incontro: l'obiettivo per me é portare Renzi a dire più "noi"che "io" avendo una minoranza consistente che accetta la democrazia della maggioranza ma fa proposte  costruttive e radicali che l'eventuale segretario debba prendere in considerazione. Non mi stupiscono dunque i dati....sappiamo bene che nel 60 per cento ci sono anche coloro che pensano non sia il caso di ribellarsi oppure che sperano di essere risparmiati dalla rottamazione o che sono in disaccordo con Renzi ma non lo dicono e aspettano il momento opportuno....

- temo che la baldanza di Renzi porterà ( Dio non voglia per il Paese) ad un "effetto referendum"o "voto di Roma"e chi non voterà oggi contro Renzi alle primarie con sincerità lo farà poi nel segreto dell'urna alle elezioni punendo tutto il Pd esattamente come é successo a Roma dove il voto non é stato alla Raggi ma contro il Pd

- in un dipiú di proporzionale Renzi sarà premier solo se il Pd prendesse il 40 per cento da solo. In tutti gli altri casi ( nel disastroso Governo tecnico M5s Salvini, grande coalizione con Berlusconi, centrosinistra risicato) non gli sará possibile e dunque tornerà il ruolo del partito a cui anche i renziani più accesi sanno che Matteo non ha mai mostrato grande propensione ,per dirla elegantemente, tanto é che ha già indicato in Martina ( dispiace per Guerini e la Serracchiani) il vero segretario o plenipotenziario;

- per questi motivi , razionali, e rispettosi nei confronti di chi non la pensa come me, ho scelto in positivo uno che vuole davvero fare il segretario del partito ed eventualmente di far parte di una minoranza che non sta lí a disturbare o minacciare ,ma vuole costruire nuove aggregazioni e divenire maggioranza del partito domani per condividere le scelte con tutti, Renzi compreso.

E parliamo di Roma.
Io non ho votato Orlando per fare il congresso romano ma quello nazionale.
Su Roma credo che sia improprio calare discorsi romani sul nazionale.
Il Pd di Roma avrebbe dovuto essere commissariato tanto tempo prima di Orfini per errori politici non per questioni di rilevanza penale o civile che non mi hanno mai appassionato....
In questo senso non intendo far finta di niente ma non partecipo alla guerra insensata al tanto peggio tanto meglio: a Roma dopo che ci hanno detto chiaramente gli elettori che "dobbiamo saltare un giro" c'é bisogno di empatia con la cittadinanza e di un lavoro collettivo di ricostruzione in cui servono tutte le braccia e le menti di tutti gli iscritti comunque si schierino.
Perché dopo M5s c'é la destra riorganizzata e non la vittoria di questa o quella corrente del Pd.
Sarebbe illusorio liquidare il dibattito sul partito a Roma sconfiggendo chi ci sta antipatico politicamente....
Ne riparleremo...

Notazione che faccio con ironia: i soli due municipi in cui Andrea Orlando ha vinto, di sette voti nellXI  e di 1 nel V sono i municipi in cui faccio - nellXI- il cireneo sub commissario a Corviale Muratella , l'altro è quello dove sono nato, anche politicamente ( la mia sesta circoscrizione) in cui sono stato grazie alla cortesia degli amici e compagni,capolista. 
É un caso ma ogni tanto mi fa piacere essere nel caso( nel senso di alea....)
La cosa che mi fa piacere é aver dialogato con consenzienti e dissenzienti e averli convinti a votare per il nostro partito, l'unico in campo a fare democrazia compiuta.

Buon lavoro a tutti noi per il 30 aprile!


lunedì 27 marzo 2017

CONGRESSO PD . NEL RISPETTO DI TUTTI LE RAGIONI DI UNA SCELTA.







LETTERA APERTA DI ROBERTO DI GIOVAN PAOLO AD ANDREA ORLANDO


Caro Andrea ,
Veniamo da storie e culture differenti,
 ma da dieci anni militiamo nello stesso partito e da circa venti siamo dalla stessa parte della barricata.....non é poco.
vista la tua candidatura,non volendo certamente credere che possa tutto esaurirsi in un tentativo di mero "drenaggio a sinistra" prendo come sempre in questi anni per buone ed oneste le tue parole( come é giusto sia ) e ti rubo qualche momento della giornata per ragionare con te...

Proprio oggi ho inviato un articolo, per una volta non di cronaca politica ma di testimonianza personale ad YTALI.COM  di cui mi fa piacere condividere con te una parte perché spiega queste righe che ti indirizzo:


"................Allora dato lo scenario che mi pare consolidato mi permetto di presentare ai lettori di Ytali non una cronaca politica-una volta tanto- ma una mia opinione che deriva da due interventi di Adriana Vigneri e Aldo Garzia che mi sono portato dentro per circa due settimane e che, come spesso accade a loro, sono andati al cuore del problema del Pd al di lá delle questioni della banalità quotidiana: il partito "personale" e la necessità reale di esistenza del Partito democratico.
Ammetto che sono tra coloro che ci hanno creduto, e tanto, dieci anni fa ( e ci crederei ancora.....).
Vengo dalla sinistra Dc che é stata la "mia tribù" nella federazione di partiti che era la Dc e quando é finita quella storia ho cercato prima la mia identità politica nel Ppi e poi, dopo la ridicola espulsione di noi maggioranza da parte di Buttiglione ho abbracciato con gioia l'Ulivo  transitando con allegria al Pd  senza dar troppo conto alla transeunte Margherita.
Il Pd mi é sembrato il compimento di cose come le giunte Dc Pci, la giunta Orlando di Palermo e della sua "Primavera", il ricongiungimento delle forze della Resistenza sulla scorta della visione profetica Dossettiana , impossibile in quegli anni di guerra fredda.
E non solo, potevamo allargare perfino l'Ulivo che non aveva capito il ruolo e l'importanza dei Governi Prodi, unici a raccogliere in questi anni l'eredità dello slancio dei governi di centrosinistra morotei , dei piani industriali degli anni settanta ( per alcuni settori industriali gli ultimi fatti, sic....).
Con quello spirito ho lavorato ( e lavoro) nel Pd, vedendo con angoscia bruciare segretari, riproporre stantie idee di "ditta" del novecento, crescere l'incultura della chiusura e dell'assenza di confronto culturale che ha prodotto non solo quest'ultima improvvida scissione ( colpevole chi va e chi non ferma....) ma anche tanti addii singoli che mi hanno addolorato egualmente.
Ora siamo arrivati ad una idea personale e personalizzata di un partito che é meno dell'Ulivo, che ci sembrava stretto dieci anni fa!
Però ,e  tuttavia, caro Aldo,Adriana e Guido se posso, io continuo a credere che ne varrebbe la pena di riaprire il Pd, di rimettere indietro il nastro e ricominciare a costruire un partito nuovo, multiculturale, ovvero non senza culture o con culture a metà citate e mai approfondite, e che anzi torni con umiltà ad ascoltare ed interloquire con le culture laiche, ambientaliste, del volontariato e del terzo settore,con chi ci contesta, con chi prova rabbia per la crisi e non sa esprimerla se non di pancia.
Quel tentativo si fermò con l'addio inopinato di Veltroni ( quale che sia l'opinione sul suo operato) e la resa alle proprie identità di troppi dirigenti Pd nel prosieguo.Oggi se non si fa questo sforzo ci sarà solo uno scontro elettorale tra "sistema" ed "anti sistema" con una grande coalizione o di opposti destra sinistra o di anti Europa  anti immigrati anti tutto.
Non possiamo e non dobbiamo accettarlo. Dobbiamo allargare il gioco . Dobbiamo ricreare le condizioni per la politica di tutti, con rispetto per tutte le culture e con umiltà per quanto la politica non riesce a dare.
É dai tempi della Thatcher e di Reagan che le forze progressiste non si interrogano e non danno una risposta alla loro affermazione che " non esiste la società, solo gli individui".... Non é questo il momento né la lunghezza giusta per le ricette ma certo lo dico a me stesso, se non fai una comunità nemmeno nel tuo partito come puoi rispondere a questa provocazione semplice e lineare?
La Rivoluzione Francese disse libertà, eguaglianza e fraternità. Da oltre duecento anni su libertà ed eguaglianza si impalca il dibattito ,per ora pendente verso le destre. Non sarà il caso di far entrare in campo il terzo termine rivoluzionario, davvero rivoluzionario, della "fraternité", declinandolo ,nel 2017 con  comunitá, solidarietà,welfare  ? "

Ecco, caro Andrea, questo é un frammento della riflessione di uno. Di uno che vale uno davvero, non come certi nostri avversari. Credo  che valga la pena provare a far ripartire il Pd dai contenuti e dal confronto, anche dal conflitto, che però si definisce entro i confini del Congresso. 
Lo Statuto ci dà ampi margini per dibattere:in direzioni ed assemblee, con referendum interni e via internet eppure in questi anni le riunioni sono calate ,la voglia di confrontarsi anche di più e abbiamo sostituito la polemica personale alla franchezza  e l'approfondimento sui temi.

Caro Andrea, siamo diversi e veniamo da storie diverse, 
per fortuna,direi...
Però credo  che dopo questi anni assieme condividiamo l'idea che il partito sia uno strumento e non un fine; ma uno strumento di democrazia da costruire e mantenere con cura, dove tutti debbono sentirsi a casa loro e dove tutti devono avere il gusto di provare a fare proposte, sperimentare, ed anche sbagliare.
Io credo che anche altri che vengono dalla mia storia e da tante storie  "sperimentatrici di democrazia"  vorrebbero provare a costruire un luogo aperto a tutti e non già definito per essere semplicemente utile al Governo della società. Bisogna lasciare spazio anche al progetto del futuro, alle utopie,alle idee "mai proposte" ed alle contraddizioni del confronto e della sperimentazione.
Per questo serve un segretario arbitro e non padrone e che creda al partito, non che semplicemente "scali" il partito.
La tua proposta di candidatura mi interessa e la sottoscrivo se anche tu accetti la sfida di mischiarti con me,con la mia cultura politica  e con le culture altre, diverse dalla nostra storia: non perderemo le nostre identità ,acquisteremo di nuovo il diritto a fare del Pd un partito  e forse l'unico partito del futuro degli italiani

Con affetto 

Roberto Di Giovan Paolo


lunedì 20 giugno 2016

GOOD NIGHT AND GOOD LUCK! Auguri alla Raggi, ci vediamo al bilancio; auguri al Pd ci rivediamo al congresso;auguri a Roma ci rivediamo quando smetti di usare la pancia; auguri alla sinistra, quando torni dal Canada o da Cl c'é da lavorare....



OGGI 20 giugno 2016

oggi per me come per altri militanti é una giornata a rovescio: tornati a casa all'alba dopo il servizio ai seggi come rappresentanti di lista del proprio partito o candidato, vista la TV ed internet ed i commenti, si va a letto e ci rialza continuamente, si prendono i caffè si mangia fuori orario e si fa il bilancio ( per ora personale ci sarà tempo per allargare...).
La signora Virginia Raggi é il nuovo sindaco di Roma ed ha vinto con un mandato dei romani che é tante cose insieme: un mandato a cambiare;
un assegno in bianco tipico dei romani ;
un voto un po' nascosto di tanti ( tanti a questo punto!) che non hanno avuto il coraggio di dire ( e di dirci...)che votavano la Raggi ( e questa é una brutta caratteristica degli italiani e dei romani in particolare...ma basta ritornare ad AlbertoSordi e le sue macchiette ...per ricordarselo bene).
Tutto questo nulla toglie alla vittoria netta della Raggi.

RAGGI RAGGI RAGGI

Poiché nella mia campagna elettorale di militante non ho detto una parola sugli avversari ma solo e sempre a favore del mio candidato ,ora che la Raggi é stata eletta voglio dire due pensieri,sempre con rispetto per la persona e per il suo voto:

- credo che nonostante gli esperti di cui spero si circonderà non sia in grado di governare Roma. Dopo la conferenza stampa di ieri per la vittoria ( antidemocratica senza domande e senza un giornalista che rompesse lo schema imposto....ahi quanto ci manchi Pannella!) ne sono ancora più convinto soprattutto se confronto il discorso chiuso,buio e rancoroso della Raggi  con quello della Appendino  a Torino: aperto, rispettoso del passato della città di Torino e con anche i ringraziamenti al predecessore Fassino.

- credo anche di poter dire con certezza di lettura politica che la Raggi é di destra; di quella destra qualunquista che é la tipica pancia romana fatta di terza fila ,raccomandazioni,avvocati parafangari, liti di condominio in cui affondano le radici proprio la Roma di potere che la Raggi ( forse in buona fede) vorrebbe estirpare. 
Intanto non é accettabile dire che lei vuole superare vent'anni di malgoverno perché dentro a questi venti anni ci sono stati circa 17 anni di Roma superiore a Milano per pil e di Roma aperta al mondo  di Rutelli e Veltroni che sono indiscutibili...una cosa del genere la può dire la vecchietta sul prezzo delle zucchine o il taxista anti Uber non la candidata che si ritiene "rivoluzionaria" ....ma infatti lei é con i taxisti e contro Uber...( non che sia grave o ingiusto magari ma é insolito per una rivoluzionaria schierarsi subito con le corporazioni e l'establishment ...no?)

Dunque ,finisco con la Raggi: auguri al nuovo Sindaco  e spero che chi l'ha votata con onestà con la stessa onestá giudichi il suo operato. A cominciare dal bilancio a fine anno( ecco non cominciamo col "pippone" il bilancio io non c'entro ...é colpa di Marco Aurelio e pure Diocleziano ha speso fuori limite....quando ci si candida a Sindaco di Roma il bilancio già esiste da secoli e se vuoi governare studiatelo prima.....)

PD
Sono tornato affare il militante ed il dirigente di periferia nella battaglia più difficile e nel momento più amaro....qualcuno mi ha detto che potevo aspettare sul fiume....io non sono così. Non ho rancori.
Però mi piace chiamare le cose col loro nome....
La città ( ed anche il Paese a giudicare dal clima a Napoli e Torino.... E non solo) non ha più empatia per il progetto del Pd....
Ed é ovvio : nato per andare oltre l'Ulivo di Prodi, uno dei migliori Governi e progetti dalla nascita della Repubblica Italiana, ha ridotto le sue ambizioni negli anni perdendo pezzi ( e quasi godendo degli abbandoni) ed oggi prende il voto solo di militanti iscritti e simpatizzanti stretti.
Basta con le personalizzazioni e le "ditte" del novecento che fanno vincere solo le camarille del duemila.
Da questo punto ( ma ci tornerò in futuro...) la polemica sul partito tra Bersani e Renzi sono due facce della stessa medaglia....e non aiuta seguirli su quel terreno.
Sono sempre più convinto che serva un segretario del partito che non sia necessariamente candidato alla Presidenza del Consiglio!
Il partito deve esistere in forma moderna non del novecento e deve puntare a fare politiche indipendenti dal Governo che guardino a venti trenta anni e propongano visioni politiche lunghe ed inclusive.
Ritornare alla fondazione del Pd ed alla simpatica confusione ma creativa dell'Ulivo.

A Roma il Pd non poteva fare meglio dopo quello che è successo tra correnti infiltrate e pagate da Buzzi e co.( in alcuni casi non c'é reato penale ma il reato politic é ancora più grave per me!), la difesa acritica di Marino e poi la cacciata di Marino etc... Etc...
Come ho avuto modo di dire a voce ad alcuni amici ed anche compagni di partito per due settimane abbiamo riaperto canali con i nostri e poi nel resto della campagna elettorale non siamo riusciti ad andare oltre le mura recintate del partito: non parliamo più con chi non ci vota più ,non discutiamo più con chi ci contesta , questo rassicura umanamente ma non aiuta a riguadagnare voti oppure consenso e rispetto per la prossima volta.

A Roma il Pd va rifondato ,non solo rinnovato; bisogna fare più pulizia non meno.....e ci vorranno anni se si riapriranno porte e finestre per incontrare senza il fine del voto o dell'iscrizione il cittadino romano qualunque e con lui dialogare di nuovo per riconquistare innanzitutto stima e simpatia...poi forse con un progetto a lungo termine ....
Perché la sconfitta non nasce solo con marino.anche Marino era una conseguenza:

Nel 2008 non abbiamo voluto riflettere su una sconfitta , sulle primarie non fatte per Rutelli e sulla giunta Veltroni ed alcuni suoi limiti evidenti nella quotidianità della seconda giunta Veltroni ;
Tanto c'era Zingaretti candidato sicuro... E difatti lui annuncia a luglio la candidatura a sindaco di Roma e poi a settembre sotto l'attacco del Messaggeri e di Caltagirone ( attacco ingiustificato) fugge e ci lascia senza candidato per andare in Regione Lazio;
A quel punto si propone solo la mediatici ta: Marino ,Sassoli,Gentiloni ( in ordine di percentuali di presenza in TV .... E in quest'ordine li vota il Pd romano delle primarie...)
Il resto lo sappiamo: correntarie parlamentarie,sindacatura Marino, partito allo sbando  etc....

Onestamente,come potevamo vincere?

MEMENTO  ALL' ISCRITTO SEMPLICE,SIMPATIZZANTE,AMICO/A:

Ora ci vuole presa di fiato, umiltá,assenza di rancore, ascolto e tanto tanto cammino in silenzio .
Verrà il tempo del confronto e quando le cose vanno peggio purtroppo il peggio viene di nuovo a galla: 
ognuno,TU PURE,stavolta sarà responsabile delle proprie scelte;
se sbagli candidato, parlamentare o segretario non dare la colpa a cinque stelle ,Buzzi o il destino cinico e baro...c'entri proprio tu

Ps MEMENTO ALL'AMICO DI SEMPRE DI RIFONDAZIONE

vedi io vengo da una cultura per cui chi é seduto accanto a me é mio alleato non mio avversario...
Detto ciò o fai riflessioni serie come Sergio Bellucci che infatti é stato ingiustamente messo da parte oppure io mi interrogherei sulla pretesa di darmi del conservatore dopo che i tuoi leader hanno fatto cadere Prodi per spiegarmi che il punto di riferimento oggi è comunione e liberazione ( Bertinotti), e l'altro vive una rispettabilissima ma del tutto privata storia personale in Canada....comunque porte aperte se tornate alla politica attiva eh....