giovedì 20 febbraio 2020

SMEMOLAB DENTROTUTTI PERCHÉ?

L’integrale della relazione alla presentazione di Milano del 18 febbraio 2020





Viviamo in un’epoca di slogan ma noi rivendichiamo di aver messo in un manifesto anche un pensiero lungo:"non profit, Creative Commons, No Fakes" vuol dire molto in quest’epoca ed è un nostro manifesto che racconta da subito che cosa siamo: un nucleo di pensiero che non è fatto solo di amanti della comunicazione o patiti del digitale. Certo,utilizziamo questi strumenti, riteniamo che con la modernità bisogna farci i conti ma il nucleo centrale è quello di chi pensa alle imprese sociali,al non profit, al terzo settore, al volontariato,alla responsabilità sociale , tutte cose che non sono "a parte" della nostra società ma che stanno bene iscritte,come stato anche detto nell’idea di fondo della costruzione dell’Europa e nella nostra Costituzione.
Venendo da questo mondo noi sappiamo bene che l’impegno nel volontariato, nel sociale, nel non profit delle imprese sociali, religiose e laiche, di tendenza ideologica oppure no preesistono allo Stato, alle leggi, alla Costituzione stessa ma che grazie alle leggi alla Costituzione e allo Stato ( e l' Unione Europea) incarnano le aspirazioni e i comportamenti degli esseri umani come persona ed in forma di comunità.
Per questo partiamo dall’Europa e dalla Costituzione italiana perché l’Europa e la Costituzione italiana (e l’Europa grazie all’articolo 11 della Costituzione che non a caso è anche quello che esplica con chiarezza il ripudio alla guerra ma garantisce anche  le condizioni per la collaborazione internazionale), grazie ai nostri Padri della Patria e dell’Europa hanno reso possibile che le attività di volontariato, di sostegno, di relazione sociale che esistono da secoli-in special modo in alcune regioni del nostro Paese- siano non solo difese ma anche esaltate e promosse dallo Stato, inteso come "cosa pubblica", res publica come "cosa di noi tutti".
Ognuno di noi ai suoi riferimenti culturali e politici ma credo che concordiamo nel ritenere  che tutti quanti coloro che hanno scritto la Costituzione, avessero ben chiaro che lo scopo del nostro Stato unitario, dopo quelle vicende tragiche, era quello non più di indicare la strada ai suoi cittadini come Stato etico e padrone delle loro vite, ma di accompagnare i cittadini in una crescita culturale, economica  sociale, in una crescita di relazioni sociali direi, dunque disegnando uno Stato non notaio ma che riconosce, partecipa ed accompagna, senza divenire per questo riferimento  totalizzante di una società che sa anche autoorganizzarsi.
Questo lungo cammino di riconoscimento, durato vari decenni, si è concretizzato nelle leggi sul volontariato, sul terzo settore, nel riconoscimento delle fondazioni e nell’inserimento all’interno delle strutture ufficiali pubbliche dello Stato di elementi di struttura e di volontariato dell' associazionismo cittadino, civico e culturale che hanno innervato le attività dello Stato e oggi costituiscono un punto di riferimento fondamentale nel nostro Paese.
Tuttavia siamo a ad un versante molto difficoltoso della nostra società e non basta semplicemente prendersela con la politica che non riesce a dare risposte. Da un lato c’è una forte necessità di ripresa dell’educazione civica e non solo come materia ma come intendimento generale della nostra scuola perché la formazione  delle nuove generazioni costituisce la vera risorsa per il nostro futuro. Soprattutto vivendo un mondo digitalizzato nel quale la cultura, la politica, le stesse relazioni sociali e  civili vengono informate a canoni che molto spesso mutuano dallo spettacolo, dall’intrattenimento e da una logica di vendita di beni immateriali per i quali i "like" sui social networks diventano molto più importanti della produzione stessa in termini concreti.
Per questo il progetto di Smemolab ha  preso avvio con l’idea di contribuire alla sperimentazione e poi all’attuazione della nuova legge di riforma dell’educazione civica nelle scuole ma ha da subito accolto la necessità della costruzione di una direzione di marcia di un senso più generale di cittadinanza che si riferisse alla società tutta e quindi costruisse le condizioni per il ritorno ad una educazione anche civile e civica della nostra società.
Spesso oggi i canali di informazione e comunicazione e le agenzie di acculturamento vanno ben oltre la scuola e la comunità,passano inevitabilmente  attraverso i social networks,utilizzano la rete web e costruiscono relazioni e conoscenze,oltre che  elementi 
smemolab long 1.0


SmemoLab



Viviamo in un’epoca di slogan ma noi rivendichiamo di aver messo in un manifesto anche un pensiero lungo:" non profit, Creative Commons, No Fakes" vuol dire molto in quest’epoca ed è un nostro manifesto che racconta da subito che cosa siamo: un nucleo di pensiero che non è fatto solo di amanti della comunicazione o patiti del digitale. Certo,utilizziamo questi strumenti, riteniamo che con la modernità bisogna farci i conti ma il nucleo centrale è quello di chi pensa alle imprese sociali,al non profit, al terzo settore, al volontariato,alla responsabilità sociale , tutte cose che non sono "a parte" della nostra società ma che stanno bene iscritte,come stato anche detto nell’idea di fondo della costruzione dell’Europa e nella nostra Costituzione.
Venendo da questo mondo noi sappiamo bene che l’impegno nel volontariato, nel sociale, nel non profit delle imprese sociali, religiose e laiche, di tendenza ideologica oppure no preesistono allo Stato, alle leggi, alla Costituzione stessa ma che grazie alle leggi alla Costituzione e allo Stato ( e l' Unione Europea) incarnano le aspirazioni e i comportamenti degli esseri umani come persona ed in forma di comunità.
Per questo partiamo dall’Europa e dalla Costituzione italiana perché l’Europa e la Costituzione italiana (e l’Europa grazie all’articolo 11 della Costituzione che non a caso è anche quello che esplica con chiarezza il ripudio alla guerra ma garantisce anche  le condizioni per la collaborazione internazionale), grazie ai nostri Padri della Patria e dell’Europa hanno reso possibile che le attività di volontariato, di sostegno, di relazione sociale che esistono da secoli-in special modo in alcune regioni del nostro Paese- siano non solo difese ma anche esaltate e promosse dallo Stato, inteso come "cosa pubblica", res publica come "cosa di noi tutti".
Ognuno di noi ai suoi riferimenti culturali e politici ma credo che concordiamo nel ritenere  che tutti quanti coloro che hanno scritto la Costituzione, avessero ben chiaro che lo scopo del nostro Stato unitario, dopo quelle vicende tragiche, era quello non più di indicare la strada ai suoi cittadini come Stato etico e padrone delle loro vite, ma di accompagnare i cittadini in una crescita culturale, economica  sociale, in una crescita di relazioni sociali direi, dunque disegnando uno Stato non notaio ma che riconosce, partecipa ed accompagna, senza divenire per questo riferimento  totalizzante di una società che sa anche autoorganizzarsi.
Questo lungo cammino di riconoscimento, durato vari decenni, si è concretizzato nelle leggi sul volontariato, sul terzo settore, nel riconoscimento delle fondazioni e nell’inserimento all’interno delle strutture ufficiali pubbliche dello Stato di elementi di struttura e di volontariato dell' associazionismo cittadino, civico e culturale che hanno innervato le attività dello Stato e oggi costituiscono un punto di riferimento fondamentale nel nostro Paese.
Tuttavia siamo a ad un versante molto difficoltoso della nostra società e non basta semplicemente prendersela con la politica che non riesce a dare risposte. Da un lato c’è una forte necessità di ripresa dell’educazione civica e non solo come materia ma come intendimento generale della nostra scuola perché la formazione  delle nuove generazioni costituisce la vera risorsa per il nostro futuro. Soprattutto vivendo un mondo digitalizzato nel quale la cultura, la politica, le stesse relazioni sociali e  civili vengono informate a canoni che molto spesso mutuano dallo spettacolo, dall’intrattenimento e da una logica di vendita di beni immateriali per i quali i "like" sui social networks diventano molto più importanti della produzione stessa in termini concreti.
Per questo il progetto di Smemolab ha  preso avvio con l’idea di contribuire alla sperimentazione e poi all’attuazione della nuova legge di riforma dell’educazione civica nelle scuole ma ha da subito accolto la necessità della costruzione di una direzione di marcia di un senso più generale di cittadinanza che si riferisse alla società tutta e quindi costruisse le condizioni per il ritorno ad una educazione anche civile e civica della nostra società.
Spesso oggi i canali di informazione e comunicazione e le agenzie di acculturamento vanno ben oltre la scuola e la comunità,passano inevitabilmente  attraverso i social networks,utilizzano la rete web e costruiscono relazioni e conoscenze,oltre che  elementi di consenso sociale, che nascono completamente avulsi da quelli che erano i luoghi del  novecento in cui si è costruito il senso di comunità ed a cui inutilmente si cerca di tornare. Noi non crediamo che si debba reagire a questo con un moto di sgomento oppure con un’idea in parte"luddistica" di ritorno al passato ,abbiamo troppo rispetto del sentimento della nostalgia e come suonava il titolo -bellissimo- di un libro di e su Simone Signoret "La nostalgia non è più quella di un tempo".
Crediamo che la sfida della modernità vada raccolta utilizzando appieno il digitale valorizzando le relazioni che si possono costruire attraverso il web, utilizzando la creatività per costruire nessi, conoscenze e relazioni sociali che rafforzandosi fanno crescere le comunità e gli permettono di poter costruire una rete che sia al loro servizio e non solo al servizio di chi utilizza la rete per il commercio.
Nessun luddismo dunque e nessun pauperismo, semplicemente il rovesciamento di segno algebrico nell’utilizzo di quanto la modernità e  il digitale ci mettono a disposizione: è possibile anche attraverso la rete garantire il dono, il gratuito, il sociale, ma certamente questo presuppone un pensiero sia individuale che collettivo che va costruito.
Il nucleo che ha dato vita al progetto di Smemolab, che da sempre si impegna nel volontariato, nel terzo settore nell’educazione , nella comunicazione e nelle relazioni sociali, ha deciso di non rinchiudersi in una minorità intellettuale che garantisce sicuramente una "Comfort Zone" ma non relazioni con gli altri ; e scommette invece che si può essere presenti in maniera diversa nel mondo di oggi, con le aziende di oggi, nel mercato di oggi, per far sentire forte la possibilità che ogni singolo cittadino, ogni singola associazione, ogni singolo gruppo e comunità possano dire la loro anche  attraverso il web.
SmemoLab - DentroTutti è questo tentativo e non è solo un pensiero ma già una realtà perché ha già creato una rete di reti, una una comunità di comunità, una rete di associazioni,associando un lavoro che è già presente tutti i giorni nelle nostre città grandi o piccole che siano ma che spesso fatica ad emergere. Ecco,  noi vorremmo farlo emergere immaginando che l’educazione civica, educazione civile, possano mettere accanto ad argomenti seri l’ironia e con essa la possibilità di parlare ad un pubblico più vasto e popolare .
SmemoLab - Dentrotutti  è una rete di reti che già esistono  e che viene solamente potenziata con una sorta di "Wiki" dentro cui come in una Grande esposizione virtuale  si possa passare con linguaggio tipico del web da un tema-padiglione all’altro, da un tema serio ad uno ironico, da un archivio ( per esempio l' archivio della pubblicità progresso e degli spot del Cesvot Toscana) ad una news, oppure ad una iniziativa sul territorio lanciata direttamente dal territorio.  Si tratta di digitale e di musei virtuali, di Qrcode e di link ma anche della possibilità di stamparetabloid tematici in cartaceo per uso scolastico od universitario a seconda della necessità. E di uno strumento "bidirezionale" in cui si mette in comune e ci si scambia davvero esperienze, non solo propostedall' alto e "Like"dal basso.
La presentazione di Milano è solo un inizio. che segue la nostra presenza e presentazione di Padova della scorsa settimana in occasione della inaugurazione del Presidente Mattarella dell' Anno Europeo del Volontariato per Padova 2020  ma proseguiremo poi sempre a Milano con la "Civil Week"ai primi di marzo ,on Civil week e poi a Roma con il Video Game  Lab e Firenze al festival dell’economia civile, e proseguire poi con il Sud del nostro Paese, perché per l’appunto dentro tutti e SmemoLab non sono solo un manifesto ma una realtà in cammino da tempo con le sue gambe. 
smemolab long 1.0


SmemoLab



Viviamo in un’epoca di slogan ma noi rivendichiamo di aver messo in un manifesto anche un pensiero lungo:" non profit, Creative Commons, No Fakes" vuol dire molto in quest’epoca ed è un nostro manifesto che racconta da subito che cosa siamo: un nucleo di pensiero che non è fatto solo di amanti della comunicazione o patiti del digitale. Certo,utilizziamo questi strumenti, riteniamo che con la modernità bisogna farci i conti ma il nucleo centrale è quello di chi pensa alle imprese sociali,al non profit, al terzo settore, al volontariato,alla responsabilità sociale , tutte cose che non sono "a parte" della nostra società ma che stanno bene iscritte,come stato anche detto nell’idea di fondo della costruzione dell’Europa e nella nostra Costituzione.
Venendo da questo mondo noi sappiamo bene che l’impegno nel volontariato, nel sociale, nel non profit delle imprese sociali, religiose e laiche, di tendenza ideologica oppure no preesistono allo Stato, alle leggi, alla Costituzione stessa ma che grazie alle leggi alla Costituzione e allo Stato ( e l' Unione Europea) incarnano le aspirazioni e i comportamenti degli esseri umani come persona ed in forma di comunità.
Per questo partiamo dall’Europa e dalla Costituzione italiana perché l’Europa e la Costituzione italiana (e l’Europa grazie all’articolo 11 della Costituzione che non a caso è anche quello che esplica con chiarezza il ripudio alla guerra ma garantisce anche  le condizioni per la collaborazione internazionale), grazie ai nostri Padri della Patria e dell’Europa hanno reso possibile che le attività di volontariato, di sostegno, di relazione sociale che esistono da secoli-in special modo in alcune regioni del nostro Paese- siano non solo difese ma anche esaltate e promosse dallo Stato, inteso come "cosa pubblica", res publica come "cosa di noi tutti".
Ognuno di noi ai suoi riferimenti culturali e politici ma credo che concordiamo nel ritenere  che tutti quanti coloro che hanno scritto la Costituzione, avessero ben chiaro che lo scopo del nostro Stato unitario, dopo quelle vicende tragiche, era quello non più di indicare la strada ai suoi cittadini come Stato etico e padrone delle loro vite, ma di accompagnare i cittadini in una crescita culturale, economica  sociale, in una crescita di relazioni sociali direi, dunque disegnando uno Stato non notaio ma che riconosce, partecipa ed accompagna, senza divenire per questo riferimento  totalizzante di una società che sa anche autoorganizzarsi.
Questo lungo cammino di riconoscimento, durato vari decenni, si è concretizzato nelle leggi sul volontariato, sul terzo settore, nel riconoscimento delle fondazioni e nell’inserimento all’interno delle strutture ufficiali pubbliche dello Stato di elementi di struttura e di volontariato dell' associazionismo cittadino, civico e culturale che hanno innervato le attività dello Stato e oggi costituiscono un punto di riferimento fondamentale nel nostro Paese.
Tuttavia siamo a ad un versante molto difficoltoso della nostra società e non basta semplicemente prendersela con la politica che non riesce a dare risposte. Da un lato c’è una forte necessità di ripresa dell’educazione civica e non solo come materia ma come intendimento generale della nostra scuola perché la formazione  delle nuove generazioni costituisce la vera risorsa per il nostro futuro. Soprattutto vivendo un mondo digitalizzato nel quale la cultura, la politica, le stesse relazioni sociali e  civili vengono informate a canoni che molto spesso mutuano dallo spettacolo, dall’intrattenimento e da una logica di vendita di beni immateriali per i quali i "like" sui social networks diventano molto più importanti della produzione stessa in termini concreti.
Per questo il progetto di Smemolab ha  preso avvio con l’idea di contribuire alla sperimentazione e poi all’attuazione della nuova legge di riforma dell’educazione civica nelle scuole ma ha da subito accolto la necessità della costruzione di una direzione di marcia di un senso più generale di cittadinanza che si riferisse alla società tutta e quindi costruisse le condizioni per il ritorno ad una educazione anche civile e civica della nostra società.
Spesso oggi i canali di informazione e comunicazione e le agenzie di acculturamento vanno ben oltre la scuola e la comunità,passano inevitabilmente  attraverso i social networks,utilizzano la rete web e costruiscono relazioni e conoscenze,oltre che  elementi di consenso sociale, che nascono completamente avulsi da quelli che erano i luoghi del  novecento in cui si è costruito il senso di comunità ed a cui inutilmente si cerca di tornare. Noi non crediamo che si debba reagire a questo con un moto di sgomento oppure con un’idea in parte"luddistica" di ritorno al passato ,abbiamo troppo rispetto del sentimento della nostalgia e come suonava il titolo -bellissimo- di un libro di e su Simone Signoret "La nostalgia non è più quella di un tempo".
Crediamo che la sfida della modernità vada raccolta utilizzando appieno il digitale valorizzando le relazioni che si possono costruire attraverso il web, utilizzando la creatività per costruire nessi, conoscenze e relazioni sociali che rafforzandosi fanno crescere le comunità e gli permettono di poter costruire una rete che sia al loro servizio e non solo al servizio di chi utilizza la rete per il commercio.
Nessun luddismo dunque e nessun pauperismo, semplicemente il rovesciamento di segno algebrico nell’utilizzo di quanto la modernità e  il digitale ci mettono a disposizione: è possibile anche attraverso la rete garantire il dono, il gratuito, il sociale, ma certamente questo presuppone un pensiero sia individuale che collettivo che va costruito.
Il nucleo che ha dato vita al progetto di Smemolab, che da sempre si impegna nel volontariato, nel terzo settore nell’educazione , nella comunicazione e nelle relazioni sociali, ha deciso di non rinchiudersi in una minorità intellettuale che garantisce sicuramente una "Comfort Zone" ma non relazioni con gli altri ; e scommette invece che si può essere presenti in maniera diversa nel mondo di oggi, con le aziende di oggi, nel mercato di oggi, per far sentire forte la possibilità che ogni singolo cittadino, ogni singola associazione, ogni singolo gruppo e comunità possano dire la loro anche  attraverso il web.
SmemoLab - DentroTutti è questo tentativo e non è solo un pensiero ma già una realtà perché ha già creato una rete di reti, una una comunità di comunità, una rete di associazioni,associando un lavoro che è già presente tutti i giorni nelle nostre città grandi o piccole che siano ma che spesso fatica ad emergere. Ecco,  noi vorremmo farlo emergere immaginando che l’educazione civica, educazione civile, possano mettere accanto ad argomenti seri l’ironia e con essa la possibilità di parlare ad un pubblico più vasto e popolare .
SmemoLab - Dentrotutti  è una rete di reti che già esistono  e che viene solamente potenziata con una sorta di "Wiki" dentro cui come in una Grande esposizione virtuale  si possa passare con linguaggio tipico del web da un tema-padiglione all’altro, da un tema serio ad uno ironico, da un archivio ( per esempio l' archivio della pubblicità progresso e degli spot del Cesvot Toscana) ad una news, oppure ad una iniziativa sul territorio lanciata direttamente dal territorio.  Si tratta di digitale e di musei virtuali, di Qrcode e di link ma anche della possibilità di stamparetabloid tematici in cartaceo per uso scolastico od universitario a seconda della necessità. E di uno strumento "bidirezionale" in cui si mette in comune e ci si scambia davvero esperienze, non solo propostedall' alto e "Like"dal basso.
La presentazione di Milano è solo un inizio. che segue la nostra presenza e presentazione di Padova della scorsa settimana in occasione della inaugurazione del Presidente Mattarella dell' Anno Europeo del Volontariato per Padova 2020  ma proseguiremo poi sempre a Milano con la "Civil Week"ai primi di marzo ,on Civil week e poi a Roma con il Video Game  Lab e Firenze al festival dell’economia civile, e proseguire poi con il Sud del nostro Paese, perché per l’appunto dentro tutti e SmemoLab non sono solo un manifesto ma una realtà in cammino da tempo con le sue gambe. di consenso sociale, che nascono completamente avulsi da quelli che erano i luoghi del  novecento in cui si è costruito il senso di comunità ed a cui inutilmente si cerca di tornare. Noi non crediamo che si debba reagire a questo con un moto di sgomento oppure con un’idea in parte"luddistica" di ritorno al passato ,abbiamo troppo rispetto del sentimento della nostalgia e come suonava il titolo -bellissimo- di un libro di e su Simone Signoret "La nostalgia non è più quella di un tempo".
Crediamo che la sfida della modernità vada raccolta utilizzando appieno il digitale valorizzando le relazioni che si possono costruire attraverso il web, utilizzando la creatività per costruire nessi, conoscenze e relazioni sociali che rafforzandosi fanno crescere le comunità e gli permettono di poter costruire una rete che sia al loro servizio e non solo al servizio di chi utilizza la rete per il commercio.
Nessun luddismo dunque e nessun pauperismo, semplicemente il rovesciamento di segno algebrico nell’utilizzo di quanto la modernità e  il digitale ci mettono a disposizione: è possibile anche attraverso la rete garantire il dono, il gratuito, il sociale, ma certamente questo presuppone un pensiero sia individuale che collettivo che va costruito.
Il nucleo che ha dato vita al progetto di Smemolab, che da sempre si impegna nel volontariato, nel terzo settore nell’educazione , nella comunicazione e nelle relazioni sociali, ha deciso di non rinchiudersi in una minorità intellettuale che garantisce sicuramente una "Comfort Zone" ma non relazioni con gli altri ; e scommette invece che si può essere presenti in maniera diversa nel mondo di oggi, con le aziende di oggi, nel mercato di oggi, per far sentire forte la possibilità che ogni singolo cittadino, ogni singola associazione, ogni singolo gruppo e comunità possano dire la loro anche  attraverso il web.
SmemoLab - DentroTutti è questo tentativo e non è solo un pensiero ma già una realtà perché ha già creato una rete di reti, una una comunità di comunità, una rete di associazioni,associando un lavoro che è già presente tutti i giorni nelle nostre città grandi o piccole che siano ma che spesso fatica ad emergere. Ecco,  noi vorremmo farlo emergere immaginando che l’educazione civica, educazione civile, possano mettere accanto ad argomenti seri l’ironia e con essa la possibilità di parlare ad un pubblico più vasto e popolare .
SmemoLab - Dentrotutti  è una rete di reti che già esistono  e che viene solamente potenziata con una sorta di "Wiki" dentro cui come in una Grande esposizione virtuale  si possa passare con linguaggio tipico del web da un tema-padiglione all’altro, da un tema serio ad uno ironico, da un archivio ( per esempio l' archivio della pubblicità progresso e degli spot del Cesvot Toscana) ad una news, oppure ad una iniziativa sul territorio lanciata direttamente dal territorio.  Si tratta di digitale e di musei virtuali, di Qrcode e di link ma anche della possibilità di stamparetabloid tematici in cartaceo per uso scolastico od universitario a seconda della necessità. E di uno strumento "bidirezionale" in cui si mette in comune e ci si scambia davvero esperienze, non solo propostedall' alto e "Like"dal basso.
La presentazione di Milano è solo un inizio. che segue la nostra presenza e presentazione di Padova della scorsa settimana in occasione della inaugurazione del Presidente Mattarella dell' Anno Europeo del Volontariato per Padova 2020  ma proseguiremo poi sempre a Milano con la "Civil Week"ai primi di marzo ,on Civil week e poi a Roma con il Video Game  Lab e Firenze al festival dell’economia civile, e proseguire poi con il Sud del nostro Paese, perché per l’appunto dentro tutti e SmemoLab non sono solo un manifesto ma una realtà in cammino da tempo con le sue gambe. 

domenica 16 febbraio 2020

Evitiamo che la Cop 26 sia un fallimento!

A BUON INTENDITOR…….

Le conseguenze “lunghe” del fallimento della Cop 25. Se il prossimo appuntamento di novembre 2020 a Glasgow viene preparato solo con spirito burocratico, potrebbe divenire un “punto di non ritorno” drammatico delle questioni climatiche, energetiche e di sviluppo disegnate con speranza nel Trattato di Parigi 2015. Ora, in questi mesi e settimane, da parte delle Nazioni unite e dei Paesi che ci credono davvero, serve un livello alto di politica ,diplomaziaed immaginazione, per trasformare in evento la riunione di preparazione di giugno a Bonn.



ROBERTO DI GIOVAN PAOLO

Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, non è stato affatto diplomatico e ha definito la Cop 25 uno scacco politico ed una occasione persa per i leader politici del mondo mentre la segretaria esecutiva dell’ UNFCCC ( di fatto il coordinamento delle Cop per l’ Onu)Espinosa ha provato a “salvare il salvabile” ricordando che comunque 114 Paesi hanno promesso di presentare gli aggiornamenti delle loro azioni ( che si trovano e si troveranno on line all’ interno del sito https://unfccc.int/ ) e dando appuntamento a Glasgow per la Cop 26, promettendo un ampio impegno multilaterale precedente al fine di scongiurare una ripetizione della Cop 25.
Eravamo purtroppo stati facili profeti su questo già nel commento alla Cop 24 https://www.aboutenergy.com/it_IT/topic/cop24-compromesso-senza-impegni.shtml un anno fa,  rilevando che se le immagini del presidente polacco ( il Ministro dell’ ambiente ndr) che saltava baldanzosamente sul bancone dei relatori sembrava offrire l’ idea di “gettare il cuore oltre l’ ostacolo” , fatto prezioso ed apprezzabile essendo il rappresentante di una delle Nazioni più legate al mercato del carbon fossilenascondeva il fatto che a Katowice per evitare il fallimento “ufficiale” , alle porte non solo per l’assenza di Trump ma anche per via delle bizze diplomatiche della Turchia, dell’ Arabia Saudita e della Russia, oltre che dall’ assenza di Macron (annunciato e disdetto  vista la mala parata….), tuttavia siera già ripiegati, nel documento finale, su una sorta di sommario ragionato delle cose da fare per attuare nel concreto Parigi 2015, cosa utile certamente per fare il punto della situazione ma più adatta ad un vertice di “sherpa” che non ad una Assise politica. Senza contare che al termine della Cop 24 Bolsonaro, neo Presidente Brasiliano aveva già annunciato la rinuncia del suo Paese ad organizzare -come previsto-la Cop 25; ed il Cile, che si offerse allora per rimpiazzare il vicino Latinoamericano, non immaginava certo di trovarsi nel caos politico e sociale che ha portato a tenere la Cop 25 con presidenza cilena ma in terra di Spagn, a Madrid lo scorso dicembre.

La Cop 24 insomma, aveva lasciato un assemblaggio guidato” delle norme emanate e firmate-e ratificate- a Parigi nella Cop 19 (sorta di “Rulebook di circa 100 pagine) ed aveva ricordato le scadenze per alcune azioni che se si fossero attuate ( con la sola buona volontà ? ) avrebbero portato ad una Cop 25 di confronto-scontro ma oggettivamente dirimente ( anche perché l’ Accordo di Parigi e successive edizioni prevede possibili sanzioni economiche ).  Purtroppo-però- le previsioni della buona volontà si sono rivelate fallaci e le azioni inesistenti : il nodo -citato e dettagliato utilmente a Katowice, delle promesse di riduzione delle emissioni  di CO2-i cosiddetti INDC- non è stato affrontato; l’ ambiguità delle parole ultra diplomatiche usate per accettare il rapporto IPCC 2018 hanno permesso ai Paesi “climatoscettici” di mantenere aperto il fronte della discussione per tutto il 2019; il rapporto tra Governi in carica ed Ong ed associazioni mondiali e regionali dell’ ambientalismo è andato peggiorando anche perché le Ong insistono per includere nella riflessione il tema della influenza del climate change sui diritti umani,la sicurezza alimentare e l’ uguaglianza di genere, coinvolgendo le politiche di un Governo non solo nella sua parte ambientale od industriale; e sappiamo che non sempre Pil in ascesa o stabili coincidono con i diritti umani o civili. Più di tutto la Cop 24 aveva lasciato alle indicazioni di massima la questione del mercato internazionale delle emissioni del Co2 e l’ardua questione del “Fondo di adattamento” stimato in 128 milioni di dollari rimasto sulla carta.
Con queste premesse la Cop 25 non poteva certo fare miracoli. E non li ha fatti. 
Anche perché la situazione geopolitica internazionale si è terribilmente complicata. Un esempio ? La Turchia a Katowice aveva battagliato perché nel ”framework” delle Nazioni Unite viene considerato un Paese Sviluppato, il che gli impedisce di accedere ai fondi che i Paesi più sviluppati e con più emissioni di Co2 dovrebbero, secondo l’ Accordo di Parigi, mettere a disposizione dei Paesi in via di sviluppo e con sfruttamento energetico o minori emissioni. Pensiamo realisticamente che questo argomento poteva essere ripreso pacificamente alla Cop 25 del dicembre 2019 con la Turchia in primo piano in Siria, Libia, Medio Oriente e con la sua situazione interna?
Oppure, per parlare di Paesi che sembrano offrire una visione interna maggiormente salda dal punto di vista democratico, prendiamo l’Australia che, devastata da qualche mese da incendi di proporzioni largamente simili a quelle viste per la Foresta Amazzonica in Brasile sperava di ricevere una maggiore attenzione nella Cop 25.
l’ ha ampiamente ricevuta dai media……. dopo che i revisori-sherpa responsabili dell’ aggiornamento dati rispetto al trattato di Parigi hanno scoperto che il Governo australiano aveva usato il beneficio in emissioni Co2 risparmiate in un accordo precedente ( quello relativo a Kyoto 1997) per aggirare l’ impegno di Parigi 2015 caricando sui conti 2018-19 quelli derivati in positivo da un Trattato,prolungato sì fino al 2020 per i suoi effetti, ma di fatto concluso e superato
Questioni non affrontate e rimandate; numeri aggiustati” nelle emissioni, polemiche sui conti da saldare…. Tutte cose che la diplomazia conosce bene e che-non ci scandalizziamo- fanno partedell’armamentario degli organismi internazionali. Questioni ammantate di “interessi nazionali da difendere” o parte di strategie e tattiche sullo scacchiere diplomatico internazionale ma che la dicono lunga sul fatto che se le Nazioni Unite vogliono svolgere una Cop 26 all’altezza del compito disegnato a Parigi-soprattutto alla vigilia della possibile uscita USA dall’ accordo ,con un Trump vincente a novembre 2020-dovrebbero imporre un cambio di passo deciso.
Innanzitutto costruendo le condizioni perché Cop 26 a Glasgow non sia un ennesimo fallimento. Sarebbe forse stato utile rendere l’appuntamento politico e di grande visibilità mediatica, a caratterebiennale, inframezzandolo magari con una conferenza mista Governi-Ong/associazionismo civico, ma si può comprendere che avrebbe potuto significare anche simbolicamente “un passo indietro,l’ esplicitazione di un timore a proseguire il cammino. 
Quel che è certo è che se si vuole mantenere la data del novembre 2020 a Glasgow, la sessione di lavoro prevista a Bonn a Giugno, esattamente dal primo all’ 11 del mese, non potrà semplicemente essere un punto della situazione tra funzionari statali e funzionari delle Nazioni Unite. Nessuno vieta che alcuni Paesi, vedi quellimembri dell’ Unione Europea che questa volta con il suo GreenDeal Plan presentato dalla nuova Commissione Von Der Leyen, ha fatto una buona figura complessiva, non decidano di guidare il processo mettendo un surplus di politica e di volontà concreta in questa assise normalmente relegata al lavoro di “cesello” diplomatico”. 
Altrimenti, già allora, sapremo con sei mesi di anticipo come andrà a finire in Scozia….

lunedì 14 gennaio 2019

TERRORISMO E SENSO DELLO STATO



TERRORISMO E SENSO DELLO STATO

La differenza tra Vendetta e Giustizia? Lo stato democratico al posto dello Stato-boia
Eseguire la sentenza è anche il bene di Battisti



Solamente dei miserabili potevano utilizzare l' atto dovuto ( e ricercato-va detto per onesta intellettuale- da più Governi, di destra centro e sinistra negli anni) dell' ovvio obbligo a scontare una pena da parte di un pluricondannato  in processi legali - plurimi e di tutti i livelli previsti svoltisi nel nostro Stato democratico con una giustizia indipendente ( pure troppo a volte) dal Ministro della Giustizia-per atti di violenza che è stato difficile persino catalogare tra gli atti di terrorismo tanta la loro efferatezza e crudeltà ( leggetevi fatti e sentenze e poi ne riparliamo).
Vale la pena precisare alcuni punti cardine della nostra idea di civiltà politica e giuridica: negli anni settanta ed ottanta in Italia vigeva una democrazia con libere elezioni,non c'era nessuna guerra nè guerriglia in atto; gli atti di violenza furono commessi da singoli o gruppi di singoli contro persone inermi, a volte avversari , tenaci e combattivi, ma inermi; contro forze dell' ordine impegnate a fare il loro dovere al servizio dello Stato democratico , cioè di tutti.
Le "deviazioni" di servizi  segreti o di singoli o di gruppi di singoli, delle forze dell' ordine e delle forze armate, di iscritti alla P2 od altre consorterie furono non "deviazioni dello Stato" ma "deviazioni CONTRO  lo Stato democratico" e dunque avrebbero richiesto un di più di anima democratica e non l' abbandono del metodo democratico e non sono dunque alcuna giustificazione ad omicidi infami come quello di Guido Rossa o del fratello di Peci, a Tobagi ucciso perchè amico del papà e della mamma e dunque obiettivo a portata di mano  o alle rapine a  mano armata  per fini personali di Battisti.
Non era giustificato l' uso della violenza da parte di Renato Curcio, che ha perso la moglie in un conflitto a fuoco per questa loro scelta comune e mai ha commesso atti di sangue; che ha comunque pagato il prezzo stabilito dalle corti di giustizia democratiche del suo Stato e  come altri riconosciuto la fine di una tragica illusione  di guerriglia e rivoluzione attraverso le armi .....può avere giustificazione non solo fuggire  la pena sanzionata ma anzi irridere la Corte, le vittime, lo Stato Italiano ?
Batttisti ha il dovere ed il diritto di subire la giusta sentenza e poi di potersi "rieducare" come prevede la nostra saggia Costituzione che ha permesso di sancire il divieto della violenza e ,negli anni, a prezzo di eroi, di morti che non volevano esserlo, di uomini e donne comuni, di guidare il passaggio oltre gli "anni di piombo", con leggi, istituzioni, riflessioni culturali, storiche.
Tutto ciò, la grandezza di una Nazione che ha passato più di un decennio in cui c'erano oltre 300 tra morti e feriti all' anno, agguati nelle sezioni di partito, bombe incendiarie, uccisioni di giovani innocenti e meno innocenti nelle strade è molto di più ed oltre la miseria di chi oggi sfrutta il momento che avrebbe dovuto essere di doloroso silenzio per le vittime e per il rischio democratico corso dal nostro Paese in quegli anni.
Di doloroso e composto silenzio anche di fronte alla esecuzione di una pena che colpisce un uomo che non ha capito e non è stato aiutato a capire, che sottomettersi alla sentenza avrebbe aiutato anche lui a non ingannare e a non ingannarsi più.
Lo Stato democratico non è un boia come pensa l' attuale, inadeguato, Ministro dell' Interno. 
Lo Stato democratico esegue la sentenza affinchè sia ristabilità la verità e la giustizia. 
Ed essa divenga patrimonio comune  delle vittime ( tra cui lo Stato democratico) e i colpevoli . Questo ristabilisce il corso della società civile e rende la Giustizia così diversa dalla Vendetta.



martedì 20 novembre 2018

SULLE ORME DELLE DONNE AFRICANE...( NON E' LA PRIMA VOLTA CHE SUCCEDE,NO?)




Non è la prima volta che succede. È accaduto anche in passato ( e per la verità in alcune società africane segue una linea antropologica secolare....ma ne parleremo su APNews).
Ma la scorsa settimana è stata davvero una settimana da ricordare per l’Africa e per il suo rinnovamento politico culturale.
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In Etiopia,un paese che sta molto vicino al cuore o almeno dovrebbe stare molto vicino al cuore degli italiani ,sta succedendo qualcosa di davvero importante e storico.È dei giorni scorsi la notizie che Meaza Ashenafi è divenuta il nuovo leader della corte suprema in Etiopia.
Cosa che fa seguito anche all’elezione a Quarto presidente della Repubblica federale di un’altra donna,Sahle Work Zewde. In un paese che ha preso seriamente il destino nelle sue mani e che speriamo sappia mantenere la barra del timone dritta così negli anni a venire. Anche perché molte speranze si appuntano su Abiy Ahmed,che di fatto è divenuto in poco tempo, a 41 anni,una nuova stella nel firmamento dei governi africani. In un continente dove spesso la politica è affidata a generazioni di settantenni ed ottantenni che hanno partecipato ai movimenti di liberazione degli anni 60 e 70 e che poi non hanno più lasciato il potere ( se sopravvissuti),trasformandolo spesso in una burocrazia inefficiente, nel governo delle oligarchie o nel peggiore dei casi, come sappiamo, in dittature repressive.
Ahmed viene da un’altra generazione ed è figlio anche di una cultura mista- la sua famiglia è di estrazione sia cristiana che musulmana- e certamente può portare un vento di innovazione che potrebbe ispirare anche altre nazioni africane.
Non sarà tutto rose fiori e difatti già nel suo partito come anche nel Paese quest’aria di novità crea più di qualche turbolenza. Ma bisogna incoraggiare questi sforzi e soprattutto il processo di pace che ha preso piede con l’Eritrea va rafforzato. Manca invece l’attenzione dovuta da media e politica italiana ed europea su queste novità.
La recente conferenza ministeriale Italia Africa ha detto parole chiare alle quali dovranno seguire fatti anche in questa parte dell’Africa a noi così vicina per nostre responsabilità antiche.
Il fatto che il cambiamento sia affidato a donne che hanno sperimentato in campo politico e diplomatico la necessità di trovare soluzioni pratiche e concretamente realizzabili-qualità tipiche per le donne impegnate nella politica e nella diplomazia-può indicarci una speranza che credo vada coltivata.

E non solo nel continente africano.

Conferenza Italia Africa 2018 - LA STRADA È TRACCIATA.ORA SEGUANO I FATTI








A Riflettori spenti e conferenza conclusa bisogna dire onestamente che si può esprimere una certa soddisfazione.
Lo potete leggere negli articoli di Emanuela Scarponi, nella opinione di Nino Sergi ( grazie a Nino ed a Vita.it),nei resoconti che potete trovare su il settore radio della nostra agenzia con gli interventi del presidente Mattarella e del presidente del consiglio Conte e anche del la viceministro Del Re.
Dopo alcuni mesi di regressive demagogie sui giornali e sui mezzi di opinione nonché ovviamente sui social networks per fortuna questa conferenza che doveva esprimere politiche in maniera concreta a nome del paese e prospettive di lavoro per il futuro è rimasta nel solco di quello che è tradizionalmente il nostro impegno di italiani nei confronti dell’Africa,ormai da anni: Cooperazione,bidirezionalità superamento del rapporto
donatore-beneficiario.
Si tratta ora di far seguire i fatti alle parole e di investire seriamente in un continente che in quanto a Pil ed in quanto a capacità di crescita e sviluppo può dare molto a se stesso e anche al nostro paese.

http://www.africanspeoplenews.it/index.php/prima-pagina/812-conferenza-italia-africa-2018-la-strada-e-tracciata-ora-seguano-i-fatti

SE TORNIAMO A RINASCERE -EDITORIALE African People News

SE TORNIAMO A RINASCERE…….
EDITORIALE
Roberto Di Giovan Paolo,
Direttore
African People News
Bisogna scrivere d’ Africa. Di nuovo. Di più. Tenendo a bada il “mal d’ Africa”, quell’ eterna necessità di ritorno non solo al viaggio incantato dei nostri sogni ma anche alla culla delle civiltà, antropologicamente ed archeologicamente situata ( qualcuno se ne faccia una ragione!), perché l’ Africa di oggi è ad una svolta epocale e noi stavolta non la viviamo da spettatori ma da co-protagonisti.
L’ Africa del XXI’ secolo non è più e non solo quella della libertà dal colonialismo e della speranza di un futuro diverso, certo. E’ quella che vive sulla pelle i fallimenti di due generazioni che hanno contribuito a farla indipendente a costo anche di enormi passioni, sofferenze e divisioni rappresentate plasticamente dai confini spesso innaturali degli oltre cinquanta Stati che la compongono.
Ma è anche il Continente dove la crescita economica soffia talvolta a cifre doppie rispetto all’ Europa, il posto dove i contrasti geopolitici anticipano e non replicano solamente quelli diffusi per il mondo intero.
E’ il luogo dove le migrazioni mondiali cominciano ed hanno solo un ruscello che scorre fino all’ Europa e tuttavia mettono così inspiegabile timore mentre già da tempo ed “internamente” tutto il Continente ribolle e si muove attratto non solo da una vita migliore ma anche da condizioni culturali e spirituali diverse ed intense.
Tutte queste cose le sapete già. Perché APNews è presente da anni sulla base dell’ entusiasmo iniziale e persistente di Emanuela Scarponi.
A questo io- da questa settimana direttore responsabile- aggiungo solo un po’ del mio mestiere, il giornalismo , e la passione che ha animato il mio impegno sin da ragazzo per la libertà e la cooperazione tra i popoli. E’ tempo di riaprire gli occhi anche nel nostro Paese sulle meraviglie e sulle novità di un mondo, cosa che non potrà che fare del bene al nostro piccolo e antico Paese, non solo economicamente ma soprattutto culturalmente e direi anche spiritualmente vista la condizione politica, sociale e civile che attraversiamo.
Per fare questo vi offriamo molto più di news aggiornate su quello che accade in Africa oppure compendiose riflessioni ( che pure cercheremo e vi saranno), bensì vi offriamo metaforicamente ma anche praticamente ,le nostre pagine bianche, per scrivere, commentare, riflettere, a cominciare dai protagonisti stessi di questo che speriamo sia non solo il Rinascimento Africano ma anche il Rinascimento di una comune umanità